BIENNALE VENEZIA – Padiglione Israele resta chiuso
Le curatrici: aprirà quando gli ostaggi saranno liberi

Finché gli ostaggi israeliani non saranno liberati da Hamas, il padiglione d’Israele alla Biennale di Venezia rimarrà chiuso. Lo annunciano le curatrici di questa edizione, Mira Lapidot e Tamar Margalit. La Biennale aprirà le porte il prossimo 20 aprile, ma il padiglione israeliano resterà inaccessibile al pubblico. Non a causa del boicottaggio invocato da qualcuno, ma per scelta delle curatrici. Come segno di solidarietà con i rapiti – uomini, donne e bambini – ancora prigionieri dei terroristi di Gaza e sulla cui sorte si sa poco o nulla.
Nel padiglione la mostra (M)otherland, realizzata con tre opere di videoarte dell’artista Ruth Patir, sarà regolarmente allestita, ma i passanti potranno intravederla soltanto da fuori. «L’arte ha bisogno di un cuore aperto, che in questo momento non esiste, quindi è meglio rimanere chiusi», hanno dichiarato Lapidot e Margalit. «Ma soprattutto, come esseri umani, donne e cittadini, non possiamo essere qui (a Venezia) quando nulla è cambiato per gli ostaggi. Fino all’ultimo minuto, pensavamo si sarebbe andati in una direzione diversa. Pensavamo un accordo fosse sul tavolo». Hamas negli ultimi giorni ha nuovamente respinto una proposta di intesa.
«Intendiamo appendere un cartello con scritto che apriremo il padiglione quando si raggiungerà un accordo sugli ostaggi e un cessate il fuoco, e speriamo che ciò avvenga durante i sette mesi della Biennale».