ISRAELE – Dopo Pesach le missioni contro l’Iran e a Gaza

Pesach si avvicina e ogni operazione di rilievo di Israele potrebbe essere rimandata a dopo la celebrazione della festa. Almeno questa è la previsione di un alto funzionario americano all’emittente Abc News. Non sarebbe quindi imminente la risposta di Gerusalemme all’attacco iraniano. E anche l’operazione a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, sembra posticipata a dopo Pesach. Anzi, secondo fonti del sito Al-Araby Al-Jadeed, le due iniziative militari sono strettamente connesse. Gli Stati Uniti, riporta il quotidiano del Qatar, avrebbero accettato un piano israeliano per Rafah in cambio di una risposta limitata contro il regime di Teheran. La missione militare nella Striscia, secondo il premier Benjamin Netanyahu, rappresenterà un passaggio necessario nella guerra per eliminare il potere di Hamas.
Inoltre, al di là delle dichiarazioni e delle ricostruzioni mediatiche, una cosa è certa: Israele risponderà all’Iran. Lo hanno chiarito sia Netanyahu, sia il capo delle forze armate Herzi Halevi. Rimane l’interrogativo sul quando e sul dove.
Altro interrogativo aperto è sul destino dell’intesa per un cessate il fuoco a Gaza. Dopo aver respinto diverse proposte israeliane, Hamas in queste ore ha dichiarato che i negoziati non sono a un punto morto. “Non abbiamo abbandonato le trattative”, sostiene Mousa Abu Marzouk, membro dell’ufficio politico del gruppo del terrore. Parole dietro cui manca concretezza, come testimonia l’irritazione Usa. A inizio settimana Washington ha esplicitamente accusato i terroristi palestinesi di essere l’unico ostacolo alla conclusione di un accordo. “L’intesa sul tavolo risponde a gran parte delle richieste che Hamas sostiene di voler ottenere, ma loro non l’hanno accettata”, ha sottolineato di recente il portavoce del Dipartimento di Stato americano Matthew Miller.
Nel mentre, il destino di 133 ostaggi israeliani continua, da 195 giorni, a essere in balia della violenza di Hamas. In nome loro questa sera il Forum delle famiglie degli ostaggi ha organizzato una manifestazione a Tel Aviv per chiedere l’immediato rilascio degli ostaggi. “Alla vigilia di Pesach, la Festa della Libertà, mentre 133 ostaggi sono ancora prigionieri nei tunnel di Hamas, l’intero popolo di Israele si unirà in un chiaro appello per la loro restituzione”, dichiarano dal Forum delle famiglie degli ostaggi. Alla manifestazione parteciperanno rappresentanti di tutti i settori della società israeliana: destra, sinistra, religiosi, laici, provenienti dal centro del paese e dalla periferia. “Riflettendo la solidarietà al di là delle divisioni, gli oratori saliranno sul palco a coppie e si uniranno per chiedere l’immediata liberazioni dei rapiti”, sottolinea il Forum. A parlare sul palco questa sera ci saranno tra gli altri Iris Haim, madre dell’ostaggio Yotam Haim, ucciso accidentalmente da fuoco amico mentre fuggiva dai suoi rapitori. Dina Guedalia, madre del sergente Yosef Malachi Guedalia, caduto in battaglia il 7 ottobre. Shelly Shem Tov, madre di Omer, prigioniero a Gaza. Moran Stela Yanai, rapita il 7 ottobre e liberata a novembre.
“Lottare per il ritorno dei rapiti è un compito nobile, e saremo pronti a tutto pur di riuscirci”, ha confermato in queste ore il generale Halevi, incontrando alcune reclute.