LIBRI – Pavoncello: Il nuovo odio oggi è l’anti-israelitismo
L’anti-israelitismo è un neologismo che unisce due forme di odio, quella verso gli ebrei e quella verso lo Stato di Israele. Un virus ormai dilagante, specie dopo il 7 ottobre, sostiene il regista e drammaturgo romano Vittorio Pavoncello nel suo pamphlet “Antisraelitismo” edito da All Around.
Parole nuove per definire quanto sta accadendo. È un tema non secondario, fa capire, perché «non possiamo certo tacciare di antisemitismo tutto ciò che ruota intorno all’ostilità e odio verso Israele, poiché semiti sono gli stessi arabi (e alcuni islamici), e anche perché è diventata una parola dietro la quale ormai in molti e troppi si nascondono». Al tempo stesso, incalza Pavoncello, si può ben dire «che quelle parole ed enunciazioni, che tanto odio e morte hanno portato nel corso dei secoli, ora devono essere più propriamente definite».
L’anti-israelitismo ha oggi molte declinazioni, spiega Pavoncello nel suo saggio, che si apre con un’analisi dell’ex parlamentare Furio Colombo e attorno al quale ruoterà nel pomeriggio un evento in programma a Roma alla Fondazione per il giornalismo Paolo Murialdi. Un capitolo tra gli altri è dedicato alla «marcia della vergogna», così l’autore definisce la marcia contro le violenze sulla donna indetta dall’associazione “Non una di meno” lo scorso 25 novembre. L’accusa è netta. «Non una parola, né gridata, né sommessa, si è levata da quella manifestazione di donne per le donne, sullo stupro e violenza di massa subito dalle donne israeliane e israelite il 7 ottobre», scrive Pavoncello. L’effetto di ciò è stata la trasformazione di una giornata «che voleva combattere il razzismo e la violenza» nell’incubatrice «di un altro razzismo, quello dell’antisraelitismo».
Nel libro non si risparmiano critiche all’attuale governo israeliano. C’è però «un fatto duro da ammettere», sostiene Pavoncello: a partire dalla guerra d’indipendenza del 1948 i palestinesi non hanno avuto «altre finalità» che non fossero «la distruzione d’Israele».