UNIVERSITÀ – Bernini: No a violenza negli atenei
Gli atenei italiani «non sono una zona franca» e i reati «sono reati ovunque, anche nelle università», scandisce la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, intervenuta stamane in audizione presso la Commissione straordinaria contro l’odio e il razzismo guidata dalla senatrice a vita Liliana Segre. La ministra è stata convocata per un aggiornamento, in particolare su «i fenomeni di discorsi d’odio, discriminazione e disinformazione, connessi ai gravi avvenimenti in Medio Oriente». E quindi anche alle loro ripercussioni sul mondo dell’università, attraversato in questi mesi da pulsioni molto forti. E spesso, come si è visto una nuova volta in questi giorni, estreme.
«L’espressione del pensiero critico è sempre un arricchimento, ma ha un unico limite: la violenza, verbale e fisica. Quello non è un limite, ma un discrimine», ha dichiarato la ministra, condannando i recenti disordini all’Università La Sapienza di Roma promossi da gruppi propal. «Crediamo nella contestazione pacifica, ma non possiamo diventare sostenitori di reati, in alcun luogo», ha sottolineato Bernini, con al fianco Segre.
A detta di Bernini, in una parte della contestazione in atto è ravvisabile uno specifico elemento antisemita «perché si confonde la critica legittima al governo Netanyahu con la contestazione al popolo d’Israele». Per la ministra, dal 7 ottobre «è cambiato tutto ed è cambiata anche la natura delle contestazioni: si vuol fare dell’università un luogo dove le idee non sono condivise ma combattute, come se si volessero indurre le università a schierarsi, a “entrare in guerra”». Un no fermo, quindi, a qualsiasi ipotesi di boicottaggio dello stato ebraico. Nel luglio dello scorso anno Bernini è stata in Israele e, visitando università e centri di ricerca, ha ricavato l’impressione di un sistema «straordinariamente all’avanguardia» e «con una dimensione universitaria libera». Dopo gli incontri, ha raccontato ai membri commissione, docenti e rettori «scendevano in piazza a protestare contro la riforma della giustizia. Vogliamo lasciarli soli? Il punto è anche questo».