DAI GIORNALI DI OGGI
Bokertov 19 aprile 2024

Il corteo del 25 aprile a Milano sfilerà senza il gonfalone della Comunità ebraica. «Dopo la riunione fatta alla Casa della Memoria con il comitato organizzatore è venuta fuori una cosa diversa rispetto a ciò su cui ci eravamo accordati con il presidente dell’Anpi Primo Minelli», dichiara il presidente della Comunità Walker Meghnagi, che non sarà presente, al Corriere. Aprirà il corteo il contestato striscione «Cessate il fuoco ovunque».

Sarà quindi un 25 aprile «senza la stella di David», sottolinea La Stampa. In un editoriale Elena Loewenthal accusa «l’Anpi, l’associazione nazionale di partigiani che non ci sono quasi più perché il tempo passa e le voci dei testimoni si spengono», di incespicare «in matasse di demagogia, mentre forse dovrebbe impegnarsi di più nel rispetto della memoria» e «nella manutenzione» dei valori primari trasmessi dalla Resistenza.

No al boicottaggio di Israele. È uno dei punti del documento “Buone prassi per affrontare nelle università italiane le tematiche delle crisi internazionali e umanitarie” varato dalla Conferenza dei rettori (Crui). La linea dei rettori, riporta Repubblica, è «dialogo, gestione interna delle proteste e, laddove ci siano episodi di intolleranza, nessuna cancellazione degli eventi contestati, bisogna farli a ogni costo, anche online, perché “l’agenda delle università non la decide chi protesta”».

L’indicazione di trasferire online alcuni eventi a rischio rappresenta «un cedimento pressoché totale», accusa Daniele Capezzone su Libero. Fisicamente, «significa che i prepotenti possono rivendicare una vittoria, che il territorio universitario è cosa loro». Per Capezzone «tutto lo sforzo dei violenti sarà proprio quello di ottenere un risultato del genere». Il Foglio lo definisce uno «dei punti più ambigui del documento, tanto che alcuni tra i rettori, soprattutto quelli che con più decisione si erano schierati contro le violenze vissute negli atenei, avrebbero voluto astenersi».

«Questo governo non offre alcuna speranza, al paese nel suo interno o nelle relazioni con i palestinesi», afferma l’ex ministra israeliana Tzipi Livni in una intervista al Corriere della Sera. Secondo Livni, «Netanyahu sta cercando di trarre le conclusioni sbagliate dal 7 ottobre. Io ho sempre sostenuto che dovessimo combattere Hamas ma rafforzare l’Autorità palestinese. Lui ha attuato la strategia opposta e adesso cerca di ribadirla».

«Farsi amare» o «farsi temere». È il bivio di Israele, scrive Gabriele Segre sulla Stampa. «Da una parte ha sempre aspirato ad essere amato in Occidente», dove si trovano i suoi principali alleati. Allo stesso tempo, «ha la necessità di essere temuto da quel Medio Oriente in cui si annidano i suoi nemici più feroci». Due aspirazioni condensate «in una dottrina capace di far oscillare lo Stato ora da un lato, ora dall’altro».

Laura Forti presenta a Repubblica Firenze il libro “La figlia inutile” sulla figura della nonna Elena Dresner. Un’identità cancellata «come spesso avviene nelle famiglie travolte da eventi tragici, nel caso dei Dresner dai pogrom, dalla dittatura mussoliniana e poi da quella di Pinochet con la fuga in Cile».