ISRAELE – Una sedia vuota al Seder di Pesach, l’appello del presidente Herzog

Una sedia vuota al tavolo della festa in segno di lutto e solidarietà. Alla vigilia di Pesach, il presidente d’Israele Isaac Herzog ha invitato i suoi concittadini a compiere questo gesto per non dimenticare le famiglie in lutto dopo il 7 ottobre e quelle che attendono la liberazione degli ostaggi ancora in mano a Hamas. Quando questa sera, per celebrare insieme il Seder (la cena di Pesach), gli israeliani e gli ebrei della Diaspora si riuniranno assieme ai loro cari, un posto rimanga simbolicamente vacante, è la richiesta di Herzog in un messaggio alla nazione. «Chi porta con sé il dolore e il lutto lo sente ancora più forte a Pesach. Nelle loro vite la sedia vuota è presente in ogni momento della giornata, ovunque vadano, 24 ore su 24. Un’assenza che rappresenta un peso troppo grande da sopportare». Un peso, ha aggiunto Herzog, che queste famiglie non devono portare da sole. «Tutti noi porteremo nel cuore le famiglie in lutto, le famiglie degli ostaggi, i feriti e i loro cari», ha sottolineato il presidente. «Non c’è dubbio che quest’anno la sera del Seder non sarà come tutte le altre. Quest’anno, quando i bambini chiederanno: “Mah nishtanah?” (cosa è cambiato?), tutti sapremo quanto questo seder è diverso da tutti gli altri».
Pesach ricorda la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù in Egitto. «Quest’anno, durante la festa della libertà, tutti noi ricorderemo e menzioneremo, nel modo più profondo, come il patto tra lo Stato d’Israele e i suoi cittadini rappresenti un obbligo ad agire per riportare a casa i nostri figli e le nostre figlie», ha sottolineato Herzog. Da 199 giorni 133 ostaggi sono nelle mani dei terroristi di Hamas. Secondo fonti israeliane, almeno 31 non sono più in vita. «Come possiamo celebrare una festa che parla di libertà, quando ci sono persone da quasi sette mesi in attesa di essere liberate?», si è chiesto Mai Albini parlando con i media locali. Suo nonno Chaim Peri, 80 anni, è stato rapito dai terroristi palestinesi il 7 ottobre dal kibbutz Nir Oz. Stesso destino per Alex Dancyg, 76 anni, anche lui rapito da Nir Oz. «Non posso considerarmi libera finché mio nonno sarà ancora prigioniero a Gaza», ha spiegato la nipote, Talya.