PESACH – Spagnoletto: «Pasqua coi tuoi (vicini)» Dal Seder al calcetto, il MEIS apre ai ricordi degli ebrei italiani

Nel mondo ebraico «Pasqua con chi vuoi» non si lega con lo spirito e la tradizione della festa, centrata sulla famiglia.
Basti pensare che le mizvot principali sono tutte allargate all’uomo e alla donna, anche quelle che «hanno un tempo stabilito» perché, suggerisce il Talmud: La salvezza si è compiuta insieme ed è stata il risultato di un impegno collettivo.
L’agnello pasquale andava consumato senza lasciare avanzi. Un gruppo famigliare che non fosse stato in grado di mangiarlo interamente avrebbe dovuto unirsi ad altri. Se pensiamo a una allegra comitiva selezionata sulle amicizie, ci sbagliamo. La regola prevalente voleva che ci si dovesse in preferenza unire al «vicino di casa», più che a un parente o a un amico, secondo quanto è detto nei Proverbi: «Meglio un dirimpettaio vicino, che un fratello lontano».
Ancora prima del Seder, la riunione famigliare è suggerita caldamente al momento della ricerca del chametz. I maestri arrivano a mettere in secondo piano persino lo studio a favore di questa operazione, all’apparenza formale ma dai profondi significati – «la candela di Dio è l’anima dell’uomo che scruta fin dell’intimo», Prov. 20:27 –, che dà l’avvio alle celebrazioni ed è, in tutte le haggadot, il testo della prima pagina.
Ma la forza della famiglia è testimoniata dalla struttura del Seder focalizzata sull’attenzione dei bambini. Domande, melodie e persino gesti un po’ buffi, molti dei quali incentrati sul cesto e il suo contenuto, alzato, spostato, mosso e rimosso, nascosto per destare curiosità e voglia di sapere, in una sorta di «gioco» che segna e insegna. Ogni anno il Seder ha i suoi sapori fatti di cibi, ma anche di ragionamenti che, a partire dalla storia di popolo, si propagano alle saghe di ogni nostra famiglia del passato e del presente.
Quest’anno il MEIS, a margine della mostra “Ebrei nel Novecento Italiano” che durerà fino al prossimo 6 ottobre, propone un call to action «Ti racconto il mio ’900», un progetto digitale che rende tutti gli ebrei italiani protagonisti dell’esposizione dedicata al XX secolo. Quale occasione migliore di Pesach per confrontarsi in famiglia in questi giorni di festa sul vissuto che ha inciso di più nel nostro animo? Vi invitiamo a inviare una foto e un testo (massimo 5000 battute) che racconti un’esperienza personale e che descriva le tante sfaccettature dell’identità degli ebrei italiani: dai lieti eventi in famiglia (nascite, bar e bat mitzvah; matrimoni) alle cerimonie condivise con tutta la comunità (un oggetto del piatto del Seder, le cene di Sukkot, accensioni in piazza di Hannukah, feste in maschera di Purim…); ma anche scatti di oggetti particolarmente simbolici che sono diventati custodi del tempo trascorso. Che ricordi avete dell’Italia del passato? I momenti più solenni, il rapporto con il nostro paese, gli avvenimenti di portata storica di cui siete stati testimoni, ma anche vacanze invernali ed estive, partite di calcio e qualunque attimo rappresenti per voi un ricordo prezioso. Il MEIS raccoglierà il materiale e allestirà un album virtuale che custodirà le memorie di un ’900 condiviso, da inaugurare e presentare al pubblico durante la Giornata Europea della Cultura Ebraica (15 settembre 2024).

Amedeo Spagnoletto, Direttore del MEIS

Per informazioni: Raccontaci il tuo ‘900 – MEIS