25 APRILE – Violenze propal a Porta San Paolo
Di Segni (Ucei): In nome della libertà, non si può far parlare chiunque

È stato un 25 Aprile ad alta tensione a Roma, dove gruppi propal e di antagonisti hanno minacciato lo svolgimento di una cerimonia commemorativa in ricordo della Brigata Ebraica a Porta San Paolo con insulti e intimidazioni. E dalle parole c’è chi è passato ai fatti «con lancio di oggetti e bombe carta», come ha denunciato il presidente della Comunità ebraica Victor Fadlun in una nota.
«Viviamo sotto protezione, cercando di continuare a fare una vita normale. E anche oggi abbiamo dovuto manifestare “sotto scorta”, solo per ricordare l’eccezionale tributo di testimonianza e militanza contro il nazifascismo che diedero gli ebrei ottant’anni fa». C’è amarezza nel commento del presidente degli ebrei romani, che ha deposto una corona in memoria degli eroi della Brigata insieme al rabbino capo Riccardo Di Segni e alla presidente Ucei Noemi Di Segni. A separare i due gruppi, chi era presente per ricordare la storia e chi per calpestarla e strumentalizzarla, un ingente contingente di polizia in tenuta antisommossa. Alcuni organi di informazione hanno riferito di sassi scagliati da manifestanti per la Brigata Ebraica contro dei giornalisti. Una circostanza smentita da Fadlun, secondo il quale «nessuna reazione c’è stata contro i giornalisti».
Come ormai da molti anni le istituzioni dell’ebraismo italiano e romano non hanno sfilato al corteo cittadino promosso dall’Anpi, gremito di bandiere palestinesi, raccogliendosi invece nelle stanze del Museo storico della Liberazione di via Tasso dove si è svolta una maratona oratoria promossa da Radio Radicale con l’intervento tra gli altri del sindaco Roberto Gualtieri e del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. «In nome della libertà non si può far parlare chiunque», ha affermato la presidente Ucei. «Non certo per odiare, non per riversare bugie e distorsioni». Di Segni ha accusato l’Anpi di non avere reso un giusto servizio alla Memoria, «accostando quella resistenza a ben altre», ha definito la sinistra «smemorata» e parlato di «responsabilità gravi» anche «in una destra che non ha il coraggio di fare i conti con la propria storia».