Questa Memoria non basta a tutelare gli ebrei vivi: cambiamola

L’ondata di antisemitismo di cui siamo oggetto in Italia deve farci riflettere. Ci siamo tanto impegnati per la Giornata della Memoria (che ormai è diventata la settimana della Memoria, visto il lungo elenco di iniziative che meritoriamente si susseguono) che forse abbiamo dimenticato la cosa più importante: spiegare agli italiani cos’è l’antisemitismo e le diverse forme che assume. Mi spiego: la Giornata della Memoria nasce con il nobile intento di ricordare le vittime della Shoah, ebree e non. Riporto qui cosa dice la legge istitutiva della ricorrenza: “In occasione del ‘Giorno della Memoria’ di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere”. Possiamo dire di avere realizzato gli obiettivi fissati dalla legge? Direi proprio di sì. Abbiamo raccontato cosa è accaduto nei campi nazisti.
Chi nega la Shoah perpetrata dai nazisti è condannato da tutti: politici, media e società civile in generale; un risultato non scontato e molto soddisfacente. Ciò non toglie che l’ondata di antisemitismo è arrivata lo stesso, ma dall’estremismo di sinistra e islamico. E dunque possiamo citare la vecchia battuta e dire che “l’operazione è perfettamente riuscita, ma il paziente è morto”? Certo, qualcosa abbiamo sbagliato. Ma cosa?

Vediamo per sommi capi i principali errori commessi: 1) C’è chi si è troppo concentrato sulla Shoah, pensando che il racconto dell’orrore potesse valere da solo come vaccino contro l’antigiudaismo e la violenza politica in generale. 2) C’è chi si è concentrato soprattutto sul nazi-fascismo, facendo arrivare il messaggio che i pericoli (per ebrei e non) possano arrivare solo dall’estrema destra. 3) C’è poi chi ha abbracciato un pacifismo totale, spiegando che la guerra è sempre sbagliata. Un grave errore non distinguere tra guerra di aggressione (come quella di Hitler) e guerra di liberazione (come quella degli Alleati, cui partecipò anche la Brigata Ebraica). La guerra è sempre orribile, ma ci sono casi in cui non c’è alternativa e bisogna difendere la democrazia con le armi.
Del resto, è con la guerra che si è sconfitto il nazifascismo, non con i fiori nei cannoni di sessantottina memoria.

In tutti questi casi c’è stato un errore di impostazione che non ha tenuto conto dell’unico tema che deve stare a cuore a noi ebrei: l’antisemitismo. È questo che ha portato alla Shoah. Così come ha portato ai tanti pogrom di cui siamo stati vittime nella storia: da quello di Granada nel 1066 (1500 famiglie ebree e 4mila persone) a quello durante la Prima crociata del 1096 (12mila morti), passando per la rivolta di Chmel’nyc’kyj del 1649 (oltre 100mila morti). Il primo ad opera dei musulmani, il secondo dei cristiani, il terzo dei cosacchi. A conferma che l’antisemitismo ha da sempre radici diverse. Poi ci sono state massicce persecuzioni di “sinistra” e di “destra” ascrivibili a ideologie totalitarie come il comunismo e il nazismo. Se è perfettamente comprensibile che ebrei italiani che hanno vissuto il nazi-fascismo sulla loro pelle ricordino soprattutto quest’ultimo, è altrettanto vero che l’antisemitismo non ha un colore politico o religioso.

La bestia antigiudaica muta colore e pelle, e noi ebrei dobbiamo insegnare a riconoscerlo, sotto qualsiasi forma esso si presenti. Il pogrom del 7 ottobre ci sia di insegnamento: oggi è l’antisemitismo islamico il più pericoloso. Domani sarà magari quello di sinistra, o nuovamente quello di destra. Chissà.
La “buona notizia” è che tutti gli antisemitismi hanno caratteristiche comuni. Per questo è necessario ricalibrare la Giornata della Memoria anche alla luce del pogrom del 7 ottobre e ricordandoci dei messaggi antisemiti lanciati in Italia da opinionisti, giornalisti, cantanti e politici, è ora di rimettere mano al Giorno della Memoria. Trasformiamolo in Giorno contro l’antisemitismo (o Giorno della Memoria e contro l’antisemitismo), in cui sarà così possibile spiegare agli studenti e alla popolazione in generale come riconoscere e combattere le diverse forme dell’odio antiebraico. Partendo magari dalle comuni vignette propagandate da nazisti, islamisti e comunisti; dal loro comune odio verso lo Stato di Israele: dal loro complottismo antiebraico.

Partiamo da qui, per un nuovo Giorno della Memoria e contro l’antisemitismo la cui legge istitutiva venga modificata anche in Parlamento: per permetterci di restare nella legalità affrontando i nuovi e vecchi pregiudizi da un lato, e per meglio coinvolgere le istituzioni in questo nuovo sforzo. Corriamo ai ripari, prima che la caccia all’ebreo ormai sdoganata dalle migliori università Usa arrivi pure qui. Mettiamo tutti i paletti possibili per evitare che i nostri magnifici rettori possano un giorno arrivare a dire – come hanno fatto quelli statunitensi – che la condanna dell’antisemitismo da parte delle università “dipende dal contesto”.

Davide Riccardo Romano, direttore del Museo della Brigata Ebraica