ISRAELE – Hezbollah uccide al nord mentre sale la tensione su Rafah

Sharif Sawaid, cittadino arabo israeliano, stava viaggiando sul suo camion vicino al confine con il Libano. Era l’una di notte fra giovedì e venerdì: Sawaid era impegnato in lavori sulle infrastrutture dell’area commissionate dall’esercito quando è stato sorpreso dall’attacco di Hezbollah. L’ennesimo missile anticarro sparato dai terroristi libanesi oltre confine. Sawaid, 35 anni, residente nel villaggio beduino Sallama, in Galilea, non ha avuto scampo. Così con lui salgono a nove i civili israeliani uccisi da Hezbollah dal 7 ottobre a oggi, a cui si aggiungono gli undici soldati caduti sul fronte nord, nuova pagina di uno scontro a media intensità che rischia costantemente di peggiorare. Tsahal, come in precedenza, ha risposto, distruggendo la postazione di lancio del missile e colpendo altri obiettivi di Hezbollah. E da Gerusalemme è tornato l’avvertimento ai nemici libanesi: allontanatevi dal confine o la nostra reazione militare sarà molto più devastante per voi.
Sul fronte Gaza, la pianificazione dell’operazione a Rafah. ha già superato la fase degli avvertimenti. Da settimane il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato l’intenzione di entrare nell’ultimo bastione di Hamas, dove però si sono rifugiati anche 1,5 milioni di civili palestinesi. Per loro, i soldati di Tsahal stanno allestendo un campo profughi nell’area di Khan Younis. Secondo l’emittente Kan, prima dell’ingresso a Rafah, la missione sarà discussa martedì dal gabinetto di guerra con il segretario di stato Usa Antony Blinken. Se confermata, sarebbe la settima visita di Blinken in Israele dal 7 ottobre. Il capo della diplomazia americana è impegnato in questi giorni in un nuovo tentativo di rilanciare le trattative per arrivare a un accordo sulla liberazione degli ostaggi di Hamas in cambio di un cessate il fuoco. Washington ha coordinato un appello diretto ai terroristi palestinesi, siglato assieme a 17 paesi, in cui si chiede il rilascio immediato di tutti gli ostaggi detenuti da Hamas ormai da oltre 200 giorni». Nelle mani dei terroristi ci sono 133 persone e secondo Israele almeno trenta non sono più in vita. Di molti non ci sono informazioni da mesi. Tra loro c’era anche il 23enne Hersh Goldberg Polin, di cui Hamas ha diffuso in questi giorni un video dalla prigionia. Un filmato di propaganda che sembra essere stato registrato di recente: Hersh afferma di essere da quasi duecento giorni ostaggio (oggi sono 203). Hamas lo costringe ad aggiungere un dato sui rapiti uccisi: Sarebbero almeno 70. «Speriamo davvero che vederlo e sentire la sua voce serva a ricordare a tutti i negoziatori che state trattando sulla vita di persone reali, di esseri umani con persone care, con aspirazioni, e che dobbiamo lavorare per riportare a casa tutti e 133 questi ostaggi immediatamente», ha dichiarato Jon Polin, il padre di Hersh.