MANTOVA – Gli ebrei e i Gonzaga in mostra

Fu «lunga» e «a volte tribolata» la convivenza degli ebrei mantovani con i Gonzaga, la famiglia che resse le sorti della città lombarda dal 1328 al 1708.
A raccontarla è l’esposizione “I Gonzaga e gli Ebrei di Mantova”, allestita al Palazzo Ducale a cura dell’ex presidente della Comunità ebraica Emanuele Colorni e dello studioso Mauro Patuzzi. L’allestimento, nella Sala dello Specchio, sarà inaugurato nel pomeriggio e visitabile fino al 4 agosto.
Colorni e Patuzzi sono autori di due libri divulgativi sulle vicende dell’ebraismo locale, C’era una volta il ghetto. Storia, immagini e guida di Mantova ebraica e C’era una volta il coro degli ebrei. Un secolo di canto e musica a Mantova. La stessa linea su cui si pone l’esposizione, frutto di ricerche compiute presso l’Archivio Gonzaga e quello della Comunità ebraica stessa, promotrice dell’iniziativa.
In una serie cronologica di quindici pannelli didattici i curatori affrontano le diverse tappe di questa relazione, valorizzando la «grande ricchezza di questi due archivi, che mi piacerebbe fossero più conosciuti e visitati», dice Colorni. Nell’allestimento viene spiegato che i primi ebrei si insediarono nel territorio mantovano sul finire del Trecento, quando alcune famiglie chiesero il permesso di residenza per svolgere l’attività di prestatori. Fu poi la volta di commercianti, artigiani e maestri, la base di un nucleo che divenne sempre più prospero anche sul piano religioso e culturale. Proprio a Mantova, non a caso, fu data in seguito alle stampe la prima edizione dello Zohar: uno dei pilastri del misticismo ebraico.
Camminare per le strade di Mantova significa però anche acquisire la consapevolezza che qui «c’era una volta il ghetto», riprendendo il titolo di uno dei libri di Colorni e Patuzzi. Furono proprio i Gonzaga ad imporlo, tra il 1610 e il 1612. Gli ebrei mantovani dovettero vivere al suo interno per oltre due secoli, anche quando ai Gonzaga subentrarono gli austriaci. Arrivò infine il Risorgimento a emanciparli da quelle restrizioni.
In generale «l’esperienza ebraica sotto i Gonzaga fu comunque positiva», sottolinea Colorni. «Positiva e fruttuosa per entrambi i gruppi: quello minoritario ebraico e quello maggioritario cristiano. Una lezione di convivenza valida anche per il presente».