CICLISMO – Sylvan Adams (IPT): sempre in sella per far conoscere Israele
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La Israel-Premier Tech (IPT), l’unica squadra israeliana nel circuito professionistico del ciclismo, non aveva mai iniziato così bene una stagione, con ripetute vittorie internazionali e tra queste una delle classiche più ambite di primavera: la Freccia-Vallone, nota anche come la «classica delle Ardenne». Una partenza incoraggiante per affrontare le grandi sfide in calendario, a partire da Giro d’Italia e Tour de France, dove l’IPT è ormai di casa.
Da Venaria Reale fino al traguardo di Roma, gli oltre 3.300 chilometri del Giro al via nelle prossime ore «ci vedranno particolarmente agguerriti: senz’altro qualche vittoria di tappa vogliamo provare a ottenerla: una, ma forse anche due», anticipa a Pagine Ebraiche il patron del team, il filantropo israelo-canadese Sylvan Adams. L’IPT d’altronde sa già come si fa, avendo vinto più volte in passato e vestito per qualche giorno anche la maglia rosa. Tra l’altro con un italiano, Alessandro De Marchi.
Adams è stato promotore della Grande Partenza del Giro del 2018 da Gerusalemme. Un’iniziativa a suo modo storica «che ha portato alla ribalta questo sport, facendo sì che si affermasse anche tra gli israeliani: oggi siamo conosciuti e seguiti da un largo pubblico». Il progetto di Adams è stato anche il mezzo per far conoscere al mondo del ciclismo la sua squadra, che all’epoca si chiamava Israel Cycling Academy ed era in fondo una scommessa. Oggi la Israel-Premier Tech è una realtà solida, e quando vince una gara non è più una sorpresa. «Ogni vittoria è una soddisfazione, ma in questo momento particolare lo è ancora di più», sostiene Adams. «I nostri atleti sul gradino più alto del podio sono la migliore risposta possibile all’agenda portata avanti dai boicottatori di Israele, ai veleni che immettono nel discorso pubblico e alle minacce che talvolta rivolgono in modo scomposto. Ne stiamo ricevendo di nuove, anche in relazione a Giro e Tour. Per ora solo verbali. Ma non sono preoccupato».
Con il Giro la relazione è speciale. Uno dei primi atti della squadra, poco dopo la sua fondazione una decina di anni fa, fu avviare alcune iniziative (alcune delle quali in collaborazione con Pagine Ebraiche) in memoria di Gino Bartali e delle sue attività a favore degli ebrei perseguitati. Quest’anno il Giro non passerà da Firenze, la città di Bartali e di altri grandi interpreti del ciclismo. Lo farà però l’edizione numero 110 del Tour de France, al via a fine giugno, che partirà proprio dal capoluogo toscano. «Una grande festa dello sport: ci sarò», annuncia Adams. «E sarò anche al Giro». Lo farà anche per rappresentare il messaggio di cui la squadra è ambasciatrice.
«Siamo un team multiculturale e multireligioso. Da sempre lavoriamo non soltanto per essere competitivi in gara, ma anche per promuovere il pluralismo e la diversità, un punto cardine e qualificante del nostro progetto», dice Adams. Sono valori, prosegue il patron della IPT, «all’opposto di quelli professati da chi mostra un grado alto di livore e, non sapendo spesso niente di Israele né di come è strutturata la sua società, diffonde slogan fuorvianti sul paese e su ogni sua emanazione». Adams è un uomo di sport a 360 gradi. Oltre al ciclismo, ha investito nel calcio e nella Formula 1. L’idea è che attraverso lo sport sia possibile mostrare un volto diverso di Israele, lontano dai soliti schemi e dai consueti appiattimenti sui temi del conflitto. «Allo stato attuale, con una guerra in corso, è impensabile lavorare a dei progetti di carattere sportivo. Non avrebbero effetto e non sarebbe neanche opportuno. Ma appena la guerra sarà finita, posso garantire che mi ci dedicherò con tutto me stesso. C’è tanto da far conoscere, per contrastare i pregiudizi».
Adam Smulevich