ISRAELE – Il paese si ferma per Yom HaShoah ma tutti guardano a Rafah

Un minuto in silenzio ad ascoltare la sirena. A ricordare le vittime della Shoah, ma anche a pensare a questi lunghi mesi di conflitto e a cosa verrà dopo. Israele si è fermato questa mattina come da tradizione per commemorare Yom HaShoah, il giorno dedicato al ricordo dello sterminio degli ebrei. Alla Knesset, il Parlamento israeliano, per l’occasione si è tenuta la cerimonia «Ogni persona ha un nome» per ricordare storie e identità delle vittime del genocidio nazifascista. Il pensiero però, ha sottolineato il presidente israeliano Isaac Herzog, non può non andare anche alle stragi di Hamas. «Le ferite del 7 ottobre sono ancora aperte nei nostri cuori, siamo in lutto e piangiamo. Non possiamo rimanere in silenzio finché i nostri fratelli e sorelle saranno ostaggi degli assassini di Hamas». Con i terroristi palestinesi in queste ore sembra sfumata la possibilità di un accordo. Irricevibile la richiesta di un ritiro militare dalla Striscia. «Sarebbe una resa», ha dichiarato il premier Benjamin Netanyahu. Con l’intesa lontana, intanto ha preso il via l’evacuazione di Rafah, l’ultimo bastione di Hamas nella Striscia. Con telefonate, messaggi, volantini, l’esercito israeliano ha invitato i civili palestinesi a dirigersi a nord, verso l’area di Al-Mawasi, vicino alla costa, o verso Khan Yunis. Secondo Tsahal al momento sono circa 100mila le persone ha cui è stato chiesto di allontanarsi.
Dell’operazione a Rafah e dei piani militari discuterà in queste ore con il gabinetto di sicurezza il capo della Cia William Burns. Il suo obiettivo, scrivono i media israeliani, è cercare di ritardarla e riaprire la porta dei negoziati. L’amministrazione Usa – ma anche altre cancellerie, tra cui Parigi – ha chiarito di essere contraria a un ingresso di Israele a Rafah,. «La Francia ribadisce di essere fortemente contraria a un’offensiva israeliana su Rafah, dove più di 1,3 milioni di persone si stanno rifugiando in una situazione di grande disagio», ha dichiarato il ministero degli Esteri francese in un nota. «Lo sfollamento forzato di una popolazione civile costituisce un crimine di guerra».
Intanto è stato chiuso il valico di frontiera di Kerem Shalom, colpito ieri da una raffica di missili dei terroristi palestinesi. Quattro soldati israeliani sono stati uccisi nell’attacco a uno degli snodi da cui entrano gli aiuti umanitari per la popolazione palestinese. Con la sua chiusura, il loro ingresso sarà più complicato.