SOCIETÀ – Trigano: L’umanità è corrotta, Israele rimesso in discussione
Il filosofo francese Shmuel Trigano è stato intervistato l’8 maggio sul neonato canale radio Mosaïque, da uno dei suoi co-fondatori: il giornalista Antoine Mercier. A radio Mosaïque, impegnata a dare conto della profondità del cambiamento iniziato dopo l’attacco terroristico del 7 ottobre, Trigano espone una sua “teologia politica”, sottotitolo di Le chemin de Jérusalem, ultima sua opera da poco uscita per l’editore Provinciales. Sollecitato da Mercier, in apertura del lungo dialogo – sono circa tre quarti d’ora tutti da ascoltare – Trigano così descrive la situazione attuale: «L’impressione è che si continui a girare in tondo e il fatto che il sostegno americano sia limitato mette sicuramente Israele in una situazione difficile: potremmo pensare che sia sotto scacco, ed evidentemente a Gaza ci sono ancora missili, e il territorio israeliano è continuamente sotto attacco. Siamo tutti sospesi, aspettiamo, non possiamo fare altro. E l’atmosfera è pesantissima: tutte le sere viene aggiornato l’elenco dei giovani morti in combattimento e sono ventenni, alcuni appena sposati, altri stavano per farlo… lasciano famiglie distrutte, è tutto difficilissimo. (…) Non riusciamo a vedere la fine di questo conflitto, domani potrebbe riprendere, a nord, e il dramma non finisce mai: gli ostaggi sono tutt’ora prigionieri, e la situazione davvero sembra bloccata, potrebbe andare in un senso come nell’altro».
La cosa peggiore però è un’altra, «è il senso di corruzione dell’umanità: è terribile, e si incarna nell’Onu e nelle tante istituzioni che dovrebbero spingerci a credere in una umanità unica e unita.. Come possiamo continuare a vivere così, ad essere parte di una umanità capace di bassezze simili? È una questione drammatica, un problema di fondo, la sensazione è che viviamo in un universo in decomposizione».
Più avanti nel dialogo, però, Trigano ribalta la prospettiva, ricordando come all’inizio del conflitto ci sia stata una risposta straordinaria da parte dei tantissimi giovani che si sono presentati spontaneamente per difendere il Paese. «È qualcosa che presume una scelta di enorme generosità: è un dono di sé che presuppone una totale consapevolezza. Accettare la possibilità della propria morte è qualcosa che va in direzione opposta all’idea della disgregazione della dimensione morale dell’umanità».
Per Israele è una nuova guerra di indipendenza, continua il filosofo, e l’esistenza del paese è nuovamente messa in discussione, non solo nel rapporto con il resto dell’umanità ma soprattutto nel rapporto con se stesso e con la propria identità.
Amico di Pagine Ebraiche, a fine 2015 Trigano aveva concesso un’intervista al nostro giornale. «Pochissimi hanno analizzato le cause (…) della solitudine degli ebrei in Europa nelle loro radici profonde come il sociologo Shmuel Trigano. Pochi sono oggi in grado di dire cosa sta davvero cambiando, cosa non sarà mai più come prima e cosa ci attende», aveva scritto l’allora direttore Guido Vitale. Di seguito il link a quell’intervista.