DAI GIORNALI DI OGGI
Bokertov 15 maggio 2024

Prosegue e in alcuni casi si infiamma la mobilitazione anti-Israele negli atenei. All’Università La Sapienza di Roma alcuni studenti hanno lasciato impronte di mani insanguinate sotto il porticato e lanciato uova colorate all’indirizzo di giornalisti e fotografi. Parlando con la Stampa la docente Susanna Terracini, l’unica del Senato Accademico dell’Università di Torino ad opporsi alla sospensione del bando Maeci, si dice preoccupata dai toni usati da gruppi di contestatori: «Fanno propria la narrativa di Hamas: non pronunciano nemmeno il nome di Israele perché vorrebbe dire ammetterne l’esistenza. Ma non si può pensare di disfare Israele».

«Intifada studentesca». È «l’inquietante sigla» che «gira da giorni tra striscioni, volantini e social» (Il Giornale). In questo senso si registra ora «il salto di qualità, con un messaggio destinato a rettori e ministri italiani» sotto questa denominazione, mentre «tende dei collettivi di sinistra e delle organizzazioni di studenti arabi sono ormai piazzate in tutte gli atenei più importanti». Un fenomeno non soltanto italiano. Dalla Spagna al Belgio, «le università isolano Israele e il boicottaggio comincia a sentirsi» (Il Foglio).

Il Foglio traduce un intervento dello storico Yuval Noah Harari sul Washington Post, dedicato ai 76 anni di Israele. «L’equiparazione del sionismo al razzismo, un’accusa che persiste anche dopo che una risoluzione delle Nazioni Unite del 1991 ha revocato una precedente risoluzione in tal senso, non solo è falsa, ma è essa stessa contaminata dal razzismo», spiega Harari. «Proibire il sionismo implica che gli ebrei non possano avere legittime aspirazioni nazionali».

Libero intervista il ricercatore israeliano Uzi Rabi, esperto di Medio Oriente e Iran. «Gaza non è che un punto di partenza», afferma Rabi. «Il Medio Oriente si sta polarizzando in due campi principali: quello dell’Iran e soci, e quello degli Stati arabi che hanno paura dell’Iran, soprattutto se l’Iran dovesse diventare nucleare».

Riporta il Foglio che tra i libri più venduti al Salone di Torino «ci sono quelli di Zerocalcare ed Eshkol Nevo, un romanzo a fumetti dal titolo Quando muori resta a me (Bao Publishing) e una raccolta di racconti dal titolo Legami (Feltrinelli Gramma)». Il primo «è un’icona pro palestinese». Il secondo «invece è un israeliano».

La riforma per l’elezione diretta del premier è stata contestata nell’aula di Palazzo Madama dalla senatrice a vita Liliana Segre, secondo cui presenterebbe vari aspetti allarmanti. Le sue considerazioni sono segnalate in varie prime pagine.