ISRAELE – È sempre allarme missili: 60 solo dal Libano

Prima è arrivato l’annuncio di Hezbollah: il leader Hassan Nasrallah ha incontrato una delegazione di Hamas guidata dal vice di Yaya Sinwar, Khalil al-Hiya. Poco dopo i terroristi libanesi hanno lanciato un massiccio attacco contro il nord d’Israele. Sessanta i missili sparati contro l’area del Monte Meron, in Galilea. L’obiettivo di Hezbollah, ha spiegato l’esercito, era una base di controllo del traffico aereo, che non ha subito danni rilevanti. La nuova offensiva dal Libano rientra in mesi di scontro ad alta tensione con Israele. Nasrallah vuole dimostrare vicinanza a Hamas: così, dal 7 ottobre ha aperto il fronte nord. Tuttavia, lo sceicco sciita è attento a non far scivolare lo scontro con Tsahal in una guerra aperta, che in Libano nessuno vuole. Così anche l’ultimo attacco in Galilea, in risposta all’eliminazione di un comandante di Hezbollah, è rimasto circoscritto. Non vuol dire che queste offensive non siano letali o pericolose, ribadiscono i residenti del nord d’Israele. Molti di loro sono ancora sfollati dalle proprie case e chiedono al governo di Gerusalemme di garantire la loro sicurezza. «Abbiamo allontanato significativamente Hezbollah dalle linee di contatto, ma questo non significa che sia scomparso», ha affermato di recente il ministro della Difesa Yoav Gallant. «Sono determinato a riportare i residenti alle loro case sani e salvi», ha aggiunto. Per Gallant non bisogna farsi illusioni sul prossimo futuro. «Questa potrebbe essere un’estate calda».
Non solo al nord sono risuonati gli allarmi antimissile. Hamas ha sparato alcuni missili contro Sderot. Uno è riuscito a superare il sistema di difesa Iron Dome, colpendo un edificio disabitato. La raffica è partita da una base di lancio a Jabalia, nel nord della Striscia, vicino a dove è in corso un’operazione militare. Proprio quest’ultima ha innescato l’attacco: da Tsahal definiscono queste offensive come «scarico delle scorte». Ovvero, i terroristi palestinesi si affretterebbero ad esaurire il loro arsenale prima dell’arrivo dei soldati. A Jabalia l’esercito è tornato per contrastare il riorganizzarsi di Hamas. Nel frattempo continua a operare anche a Rafah, al confine con l’Egitto. «Sto tornando ora da Rafah est, dove abbiamo incontrato gli ufficiali delle brigate sul campo. Hanno guardato il capo di stato maggiore e gli hanno detto: ci sono ostaggi nell’area di Rafah», ha raccontato ieri sera il portavoce di Tsahal, Daniel Hagari. Non è stato reso noto quanti e chi siano gli ostaggi identificati. In totale sono 129 i rapiti ancora in mano ai terroristi. Almeno trenta non sono più in vita.
Sulle manovre a Rafah, il premier Benjamin Netanyahu ha dichiarato che Israele sta evacuando i civili dalla città. Almeno 500mila persone, ha aggiunto, hanno lasciato l’area. «La catastrofe umanitaria di cui si parlava non si è verificata, né si verificherà», ha affermato il premier.