ISRAELE – Cinque nuovi caduti per il “fuoco amico”

Da quando è iniziata l’offensiva via terra a Gaza, sono 248 i soldati israeliani caduti nella guerra contro Hamas. Quasi un quinto è rimasto vittima di «fuoco amico». È accaduto anche nelle scorse ore a Jabaliya, nel nord della Striscia, dove cinque paracadutisti sono morti e sette sono rimasti feriti a causa di due colpi sparati da un carro armato di Tsahal.
Secondo le ricostruzioni, un primo gruppo di soldati ha stabilito una postazione all’interno di un edificio, avvisando i carristi presenti nella zona. Un secondo gruppo di paracadutisti è poi entrato ore dopo nello stesso edificio. Uno dei carri armati ha avvistato da un finestra la canna di un fucile, pensando erroneamente fosse di un nemico e ha aperto il fuoco.
Incidenti simili – fuoco amico o soldati investiti per errore da automezzi di Tsahal – si sono verificati in diversi luoghi della Striscia in questi mesi di conflitto, causando 49 morti. «Comprendiamo che questo fa parte della guerra. Non siamo arrabbiati con nessuno. Ma è triste che debba essere così. Per noi è chiaro che nessuno voleva accadesse. Abbracciamo anche chi ha sparato e sicuramente non lo voleva questo epilogo», ha commentato Miriam Ben Gal, zia di Roy Beit Yaakov, 20 anni, uno dei paracadutisti morti a Jabalia.
«Un fattore importante per l’alto numero di morti da fuoco amico è il campo di battaglia: Israele sta combattendo essenzialmente tra la popolazione civile», ha spiegato di recente a Npr l’ex generale americano Sean MacFarland, già comandante delle forze della coalizione contro l’ISIS. «Combattere all’interno degli edifici è molto, molto difficile» e limita molto il vantaggio tecnologico di Tsahal, ha rilevato MacFarland, Quando i terroristi di Hamas «saltano fuori dalle centinaia di chilometri di reti di tunnel e sparano ai soldati israeliani, si crea un ambiente altamente frenetico che mette alla prova la struttura militare di Israele e i limiti della sua abilità tecnologica».
Secondo l’esercito israeliano le ragioni degli incidenti mortali sono molteplici, tra cui problemi di comunicazione tra le forze in campo, soldati esausti e deconcentrati, mancato rispetto delle regole d’ingaggio.