ISRAELE – Idf: forse deposito armi o carburante dietro rogo a Rafah

Un deposito di munizioni o altro materiale combustibile nascosto da Hamas potrebbe essere la causa principale del violento incendio sviluppatosi a Rafah nella notte tra il 26 e il 27 maggio, in cui sono morti 45 palestinesi. Lo rende noto l’esercito israeliano nel corso di un’indagine interna sull’incidente, avvenuo dopo un attacco israeliano in cui sono stati eliminati due comandati di Hamas. Secondo il portavoce dell’esercito Daniel Hagari «i due piccoli missili usati» nel raid contro i terroristi – con una testata di 17 kg ciascuno – «da soli non sarebbero stati sufficienti a innescare l’incendio». «Abbiamo adottato una serie di misure prima dell’attacco per evitare vittime civili. Sorveglianza aerea, utilizzo di munizioni specifiche per minimizzare i danni collaterali, ritardare l’attacco per valutare ulteriormente la situazione», ha affermato il portavoce militare. «Purtroppo, dopo l’attacco, a causa di circostanze impreviste, è scoppiato un incendio che ha causato la morte di alcuni civili gazawi nelle vicinanze». Il rogo è stato inaspettato e per le forze di difesa potrebbe essere il prodotto da una seconda esplosione –forse di un magazzino di armi o materiale combustibile di cui l’esercito ignorava l’esistenza – che ha poi investito la tendopoli, causando la tragedia.
Mostrando le immagini del sito, Hagari ha spiegato che l’esercito «ha preso di mira una struttura chiusa lontana dall’area delle tende». Contrariamente ad alcune ricostruzioni, ha chiarito, «abbiamo condotto l’attacco al di fuori dell’area designata come area umanitaria e dove abbiamo invitato i civili ad evacuare. Il nostro attacco è stato effettuato a più di un chilometro e mezzo di distanza dall’area umanitaria di al-Mawasi, quella che noi chiamiamo la zona più sicura».
La tesi per cui a scatenare l’incendio sia stata una successiva esplosione è avvalorata da alcune conversazioni telefoniche registrate dall’intelligence nell’area dell’incidente. «Sì, questo è un magazzino di munizioni. Vi dico che è esploso. Il bombardamento ebraico non era forte, era un missile piccolo, perché non ha creato un grande buco. E dopo ci sono state molte esplosioni secondarie», afferma un palestinese in un audio intercettato e diffuso da Tsahal.
Hagari ha ribadito che l’indagine sull’episodio è in corso e ha promesso che «sarà rapida, completa e trasparente». «Attualmente è ancora troppo presto per stabilire le cause», ha aggiunto. «Anche quando le troveremo, questo non renderà la situazione meno tragica.