DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 31 maggio 2024

In un sondaggio diffuso dal Canale 12 il primo ministro Benjamin Netanyahu risulta il leader politico preferito dagli israeliani per la guida del paese, con il 36% di consensi rispetto al 30% per il suo rivale Benny Gantz. «Un sonoro campanello d’allarme per l’opposizione che sta cercando con ogni mezzo consentito di liberarsi del premier in carica più longevo nella storia di Israele», sottolinea La Stampa. Nel rilevamento condotto a dicembre dalla stessa società, per la stessa emittente televisiva, Gantz era nettamente avanti (45%) a Netanyahu (27%).

«Gli eventi lungo l’asse Filadelfia creano situazioni sul terreno difficili da controllare e che potrebbero essere suscettibili di escalation», dice l’ambasciatore egiziano Bassam Essam Eady al Corriere della Sera. Secondo Eady, «la comunità internazionale deve assumersi le proprie responsabilità riguardo alla gravità della situazione al confine tra l’Egitto e Gaza». L’ambasciatore afferma anche di auspicare la «ripresa dei negoziati a beneficio di tutte le parti, specialmente alla luce della guerra che dura da otto mesi, senza ottenere alcun risultato».

Il leader laburista e probabile nuovo primo ministro inglese Keir Starmer, intervistato da Repubblica, ritiene che «lo Stato palestinese dovrà essere ovviamente riconosciuto». Ma anche che ciò «è parte di un processo che deve includere uno Stato di Israele protetto e al sicuro» e «al momento non abbiamo nessuno dei due». Per Starmer a Gaza «serve un cessate il fuoco immediato, che però deve includere il ritorno degli ostaggi israeliani».

Altri sindaci potrebbero imitare Matteo Lepore, il primo cittadino di Bologna che ha esposto la bandiera palestinese all’esterno del palazzo comunale. Un’apertura in tal senso è arrivata da Beppe Sala, il sindaco di Milano. Critiche «dalla comunità ebraica, Forza Italia e dal consigliere di Azione Daniele Nahum che ha promosso un mese fa un presidio contro l’antisemitismo», riporta il Giornale. «Il Comune vuole essere un utile idiota dei terroristi? La risposta sta nel proporre la convivenza e la pace tra diversi: ovvero le due bandiere insieme, quella palestinese e quella israeliana», dichiara a Libero il direttore del Museo della Brigata Ebraica, Davide Romano.

L’ayatollah Ali Khamenei ha manifestato il proprio compiacimento agli studenti anti-Israele. «Si potrebbe pensare che quello di Khamenei sia una sorta di trolleggio, un modo subdolo di appropriarsi di una protesta altrimenti genuina», scrive sul Foglio il direttore Claudio Cerasa. «Ci piacerebbe pensarlo se non fosse che la Guida suprema iraniana non ha fatto altro che mettere in chiaro quello che è l’obiettivo forse involontario di tutti coloro che nelle università occidentali confondono sistematicamente l’aggredito con l’aggressore, trasformano regolarmente i terroristi in resistenti».

I collettivi dell’Accademia di Brera hanno chiesto di interrompere la collaborazione con il teatro Franco Parenti in quanto «avamposto del sionismo» a Milano. Il Foglio raccoglie un commento della direttrice del teatro, Andrée Ruth Shammah: «Sono stupidi, che vuole che le dica. Stanno perdendo dei vantaggi. Abbiamo gli spettacoli più belli della città. Ma di certo non ci castigano: continueremo ad avere le sale piene».

«Un putiferio scoppiato sui social all’ombra del conflitto israelo-palestiniese e deflagrato nell’ambiente della ristorazione romana». Così il Messaggero nel presentare la decisione del ristorante casher Bellacarne di interrompere la fornitura di bevande e alcolici da parte della storica enoteca Bernabei. Il motivo è nei contenuti «antisemiti» espressi via social da uno dei punti di riferimento della famiglia, Serena Bernabei.

Su Repubblica il rabbino Scialom Bahbout introduce la figura del pensatore e poeta medievale Rashì, celebrato di recente dalla televisione francese. «Rashì ha le sue fonti nel Talmud», ma «la sua grandezza sta nelle scelte che fa: i suoi insegnamenti sono validi anche per l’uomo moderno».

«O uno diventa Moni Ovadia, quindi tradisce magari imbrogliando un po’ l’ebraismo per la sinistra, oppure resta attaccato ai valori dell’ebraismo e non può essere di sinistra». Lo sostiene, in una intervista con Libero, il semiologo Ugo Volli.