ISRAELE – Il paese discute sulla proposta Egitto-Biden

Israele non ha mai accettato di ritirare completamente le sue forze militari da Gaza come parte di un accordo. La descrizione del presidente Usa Joe Biden, nell’annunciare il piano per la tregua tra Israele e Hamas, «non è stata accurata». Lo ha dichiarato un alto funzionario israeliano all’emittente americana Nbc News. E a ribadirlo è stato in queste ore il premier Benjamin Netanyahu: la proposta di accordo sul tavolo non fermerà la guerra, ma porterà a un cessate il fuoco temporaneo per il rilascio degli ostaggi israeliani detenuti a Gaza, ha chiarito Netanyahu, replicando a distanza di 72 ore alle dichiarazioni di Biden.
Il premier deve fare i conti con pressioni da più parti. Da una parte i ministri dell’estrema destra nazional-religiosa Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich minacciano di uscire dalla coalizione in caso di cessate il fuoco definitivo. Dall’altra, l’opinione pubblica appare sempre più desiderosa di vedere cessare le ostilità. Secondo un sondaggio dell’emittente N12, il 48% degli israeliani è favorevole all’intesa Usa con annessa tregua definitiva. Il 37% si è invece detto contrario. Il sostegno alla proposta Biden non si traduce in un appoggio alla sua presidenza. Anzi, il 50% degli intervistati considera, alla luce della sfida di novembre, il candidato repubblicano Donald Trump come il miglior presidente per Israele. Biden si ferma al 28%.
Intanto Gerusalemme non ha ancora accettato il piano dell’attuale inquilino della Casa Bianca. Secondo quanto annunciato, sono tre le fasi dell’accordo. Si inizierebbe con un cessate il fuoco di sei settimane in cambio della liberazione da parte di Hamas di una parte dei 125 ostaggi. Si parla delle donne, gli anziani e i feriti, da otto mesi prigionieri a Gaza. Secondo l’esercito israeliano 37 ostaggi non sono più in vita, ma si teme un numero ancor più alto di ostaggi morti.
In questa priva fase Gerusalemme dovrebbe ritirarsi dai principali centri abitati di Gaza, in particolare nel nord dell’enclave, e scarcerare decine di prigionieri palestinesi oltre a facilitare l’ingresso quotidiano di almeno 600 camion umanitari. Il ritiro per Tsahal dovrebbe avvenire in modo graduale, in modo da consentire ai soldati di intervenire velocemente in caso i terroristi di Hamas cerchino di riorganizzarsi.
La seconda fase del piano corrisponde alla fine della guerra: Hamas dovrebbe rilasciare gli ostaggi ancora in vita, compresi i soldati israeliani maschi, in cambio di altri prigionieri palestinesi, mentre le forze israeliane si ritirerebbero del tutto da Gaza.
La ricostruzione della Striscia e la restituzione delle salme di tutti i rapiti dovrebbe corrispondere alla terza e ultima fase.
Secondo il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry, Hamas avrebbe aperto all’iniziativa di Washington. «Ora aspettiamo la risposta israeliana», ha continuato Shoukry, tra i mediatori coinvolti nei negoziati tra le parti.