MESSICO – Claudia Sheinbaum, una donna ebrea alla presidenza
La televisione israeliana sta trasmettendo in queste settimane una serie intitolata “We’ll Always Have Mexico”. Rivendicazione sportiva di un tempo che fu, relativa all’unica partecipazione della nazionale d’Israele a un Mondiale di calcio. Quelli appunto di Messico ’70, vinti dal Brasile di Pelè sull’Italia di Rivera e Mazzola.
Non è semplice pronosticare quanto a lungo “avrà il Messico” sotto il suo controllo la nuova presidente del paese centro-americano Claudia Sheinbaum Pardo, netta vincitrice delle elezioni con il partito di centrosinistra Morena. Di sicuro gli elettori l’hanno premiata con poco meno del 60% dei consensi, oltre il doppio di quelli ottenuti dalla sua sfidante di centrodestra Xóchitl Gálvez.
Scienziata e attivista ambientale, Sheinbaum ha fatto parte del comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici dell’Onu vincitore nel 2007 del Premio Nobel per la pace e dal 2018 al 2023 è stata sindaca di Città del Messico. Sheinbaum è la prima donna nella storia a guidare il Messico, in cui i suoi nonni emigrarono dall’Europa tra gli anni Venti e Quaranta del secolo scorso. Un doppio milieu ebraico il suo: lituano da parte di padre e quindi ashkenazita, bulgaro da parte di madre e quindi sefardita. Sheinbaum si è professata non credente, ma comunque «orgogliosa di essere ebrea». Sottolineando in almeno una circostanza come in casa dei suoi nonni «si celebrassero tutte le feste ebraiche».
Tra le 100 donne più influenti al mondo del 2018, almeno secondo la BBC, Sheinbaum ha un dottorato di ricerca in ingegneria energetica. È una doppia “figlia d’arte” in ambito scientifico. Suo padre Carlos Sheinbaum Yoselevitz, morto nel 2013, è stato un ingegnere chimico. Sua madre, Annie Pardo Cemo, è una biologa e professoressa emerita della Facoltà di Scienze dell’Università Nazionale Autonoma del Messico.
«Non vi deluderò», ha promesso la neoeletta presidente. Tra i banchi di prova più significativi ad attenderla c’è il contrasto alla criminalità organizzata, mai così urgente secondo i dati forniti dalla ong World of Statistics che ha stimato come nove delle dieci città più pericolose al mondo si trovino proprio in Messico. Ventidue i candidati alle elezioni uccisi negli ultimi mesi, stima il governo, anche se il numero potrebbe essere di gran lunga superiore. L’ultimo della lista è il 35enne Israel Delgado, assassinato alla vigilia del voto con alcuni colpi d’arma da fuoco.
Sheinbaum assume l’incarico in un momento di risorgente antisemitismo anche in Messico. Martedì scorso manifestanti propal hanno cercato di appiccare il fuoco all’ambasciata israeliana e lanciato pietre contro la polizia.
La notizia della sua elezione sta avendo vasta risonanza sulla stampa internazionale. «Another Milestone in Mexico: Its First Jewish President», titola tra gli altri il New York Times. Molta attenzione anche in Israele. Così il Jerusalem Post: «Mexico’s Sheinbaum wins landslide to become country’s first woman, Jewish president». E il Times of Israel: «Claudia Sheinbaum wins election to become Mexico’s 1st woman, 1st Jewish president».