ISRAELE – Domati incendi al nord, Hezbollah fa paura

Ci sono volute oltre 20 ore per controllare gli incendi divampati nel nord d’Israele a causa degli attacchi dei terroristi di Hezbollah. Una trentina di squadre di vigili del fuoco ha fermato le fiamme che hanno distrutto oltre mille ettari di boschi e prati nell’alta Galilea. A provocare gli incendi è stata una raffica di razzi e droni sparati dal Libano nelle ultime 48 ore. Una escalation nel fronte nord da dove dopo il 7 ottobre sono state evacuate oltre 60mila persone. Da otto mesi Hezbollah continua a bersagliare l’area, come forma di sostegno a Hamas. E da mesi i residenti invocano una mano più dura contro i terroristi oltre confine. «Chiediamo al governo di agire per ripristinare in modo risoluto la sicurezza nel nord», ha dichiarato il rabbino Ariel Barkai, capo di una scuola religiosa a Kiryat Shmona, una delle località più colpite dagli incendi. «Preferisco che si parli meno e si agisca di più, in materia di sicurezza e di economia, per il giorno dopo la guerra. Ci sono state molte promesse. In pratica, non sta accadendo nulla», ha commentato il portavoce della municipalità di Kiryat Shmona, Doron Shnaper all’emittente Kan.
La questione del confine nord è diventata un tema di scontro politico. L’estrema destra chiede di iniziare una guerra vera e propria contro Hezbollah. L’hanno evocata esplicitamente i ministri della Sicurezza Nazionale e delle Finanze, Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich. Il gabinetto di guerra e l’esercito hanno preferito evitare uno scontro aperto con i terroristi libanesi, molto più addestrati e armati di Hamas.
Con i terroristi palestinesi nel mentre Gerusalemme mantiene aperte le trattative. Il negoziato per la liberazione degli ostaggi in cambio di un cessate il fuoco prosegue e ha avuto in queste ore il benestare di una delle componenti del governo Netanyahu: i religiosi di Shas. Il piano è quello formulato dagli Stati Uniti in tre fasi. Ora si attende la risposta di Hamas.