ISRAELE – Otzma Yehudit un passo fuori dal governo mentre il Congresso Usa bastona la Cpi

Negli Usa la scelta del procuratore generale della Corte penale internazionale (Cpi) di chiedere un mandato d’arresto per il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ministro della Difesa Yoav Gallant aveva provocato condanne bipartisan. La Casa Bianca aveva definito l’iniziativa «scandalosa». Al Congresso, soprattutto tra i repubblicani, si è cominciato a lavorare a possibili reazioni. La legislazione approvata nelle scorse ore dalla Camera dei Rappresentanti ne è il risultato. Con 247 voti a favore – tra cui 42 democratici – e 155 contrari, la norma prevede l’introduzione di sanzioni economiche e restrizioni sui visti rilasciati a magistrati e funzionari legati alla Cpi. Per passare, il disegno di legge deve essere approvato ora al Senato a maggioranza democratica. Secondo i media locali difficilmente arriverà il via libera, anche perché la Casa Bianca considera i provvedimenti nei confronti della corte «eccessivamente ampi». Per il segretario di stato Antony Blinken sarebbe più opportuno «dare una risposta bipartisan» all’iniziativa dei magistrati dell’Aia.
A Washington è atteso nelle prossime settimane Netanyahu, invitato a parlare al Congresso della situazione in Israele. Qui le tensioni negli ultimi giorni si sono concentrate in particolare al nord, dove gli attacchi di Hezbollah hanno causato violenti incendi. «Siamo pronti a un’azione molto potente» contro i terroristi libanesi, ha avvertito il premier in visita a Kiryat Shmona, città quasi completamente evacuata dopo il 7 ottobre e bersaglio di ripetuti attacchi.
Oltre al dossier nord, sul tavolo di Netanyahu c’è anche il negoziato per la liberazione degli ostaggi. Si parla di un piano in tre fasi redatto da Washington in collaborazione con Gerusalemme per arrivare a un cessate il fuoco in cambio del rilascio dei 121 rapiti israeliani. In queste ore il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan ha affermato che «il governo israeliano ha riconfermato più volte, anche oggi, che quella proposta è ancora sul tavolo, e ora sta ad Hamas accettarla, e tutto il mondo dovrebbe chiedere ad Hamas di accettarla».
I dettagli del piano non sono stati divulgati e questo ha aperto una frattura nella coalizione israeliana. «Finché il primo ministro continuerà a nascondere i dettagli dell’accordo, Otzma Yehudit bloccherà la coalizione», ha annunciato Itamar Ben Gvir, ministro della Sicurezza nazionale e capo del partito dell’ultradestra nazional-religiosa Otzma Yehudit. La minaccia è di non votare più in parlamento i provvedimenti portati avanti dalla maggioranza.
Ben Gvir e altri parlamentari dell’estrema destra non vogliono un accordo con Hamas che ponga fine alla guerra in cambio del rilascio degli ostaggi. Se dovesse accadere, usciranno dalla coalizione, togliendo così la maggioranza al governo Netanyahu.