ONU – Neuer (UN Watch) chiede dimissioni Albanese

«Il vergognoso sostegno al terrorismo e la promozione dell’antisemitismo da parte della relatrice speciale delle Nazioni Unite Francesca Albanese gettano un’ombra sulla reputazione delle Nazioni Unite nel loro complesso. A ciò si aggiungono ora gravi scorrettezze finanziarie». Per questo, denuncia il direttore esecutivo di Un Watch Hillel Neuer, l’Onu dovrebbe aprire un’indagine su Albanese e rimuoverla dall’incarico di relatrice speciale per i territori palestinesi.
In un reclamo inviato ai vertici delle Nazioni Unite, Neuer chiede un’inchiesta «immediata e indipendente» per far luce sulle «accuse gravi e circostanziate secondo cui la signora Albanese avrebbe richiesto illegalmente pagamenti per il lavoro svolto nella sua veste ufficiale all’Onu, in grave violazione dei suoi obblighi solenni ai sensi del Codice di condotta».
Per chi come Albanese ricopre l’incarico di relatore speciale vige il divieto di accettare onorari e pagamenti da «qualsiasi fonte governativa o non governativa» per «attività svolte nel perseguimento» del proprio mandato (Articolo 3 del Codice di condotta per i titolari di mandato delle procedure speciali del Consiglio per i diritti umani). Il divieto è valido anche per il personale dell’ufficio del relatore speciale. Secondo Neuer, ospite domani di un’iniziativa dell’associazione Setteottobre al teatro Parenti di Milano, Albanese e il suo staff hanno violato queste disposizioni.
Nella denuncia si cita in particolare una conversazione tra una assistente di Albanese e Linda Goldstein, account finto presente sui social che si autodefinisce «rabbino capo di Gaza». In uno scambio di mail del maggio scorso, Goldstein sostiene di voler organizzare un incontro con gli studenti propalestinesi della Columbia University e chiede la disponibilità di Albanese a intervenire in cambio di un compenso. Nel rispondere, l’assistente, che lavora su base volontaria, chiarisce che la special rapporteur «non può prendere onorari per qualsiasi cosa faccia in veste ufficiale», ma «chiede gentilmente che questo onorario venga trasferito» a una fondazione. L’assistente non indica il nome della fondazione, ma chiede dettagli «sull’importo dell’onorario» e aggiunge che «l’istituto di ricerca vi invierà poi la fattura per il pagamento».
Dalla conversazione risulta quindi una richiesta esplicita di Albanese di un compenso da versare all’imprecisata fondazione. Una volta scoppiato il caso, un’altra assistente ha cambiato la versione dei fatti, sostenendo di essere stata lei a chiedere l’onorario e non la relatrice.
Per Un Watch il caso rappresenta una chiara violazione, deve essere chiarito e, per trasparenza, devono essere pubblicate tutte le informazioni su date e importi ricevuti dalla relatrice speciale «direttamente o indirettamente» dall’inizio del suo mandato il 1° maggio 2022. E inoltre chiede il «nome dell'”istituto” che, secondo l’ufficio della signora Albanese, emette le fatture per tali pagamenti».
Nel reclamo si cita poi un altro caso in cui un gruppo di propal avrebbe sponsorizzato un viaggio della rappresentante Onu in Australia nel novembre 2023. Ma anche per i viaggi vige il divieto del Codice etico del Consiglio per i diritti umani.
Nel febbraio scorso Israele ha vietato l’ingresso nel paese ad Albanese. La decisione, aveva spiegato il ministero degli Esteri di Gerusalemme, è dovuta «alle oltraggiosi affermazioni della relatrice speciale che “le vittime del massacro del 7 ottobre non sono state uccise perché ebree, ma in risposta all’oppressione israeliana”». Una posizione condannata anche dai ministeri degli Esteri francese e tedesco. «Giustificare gli orribili attacchi terroristici del 7 ottobre e negare la loro natura antisemita è spaventoso. Fare tali dichiarazioni in veste di rappresentate Onu è una vergogna e va contro tutto ciò che le Nazioni Unite rappresentano», aveva denunciato la diplomazia tedesca.