D-DAY – Vittorio Ravà: L’Europa senza Londra vola basso

Scarne le cronache sui giornali italiani delle celebrazioni per l’ottantesimo anniversario dello sbarco in Normandia, nemmeno il fatto che la regina Camilla fosse vestita di bianco o che Re Carlo III fosse presente per la prima volta a un evento internazionale dopo la malattia ha suscitato la curiosità dei cronisti nostrani. L’Europa riunita alla vigilia delle elezioni europee poteva rischiare di parlare di difesa comune, mentre è più facile demonizzarla, occupandosi di argomenti di rango inferiore: carne sintetica, farina di grillo, auto elettrica, case green.
I nostri politici non conoscono la storia e tantomeno la geografia, quindi è più prudente che si occupino di facezie di bassa lega. Il presidente Sergio Mattarella ha rappresentato il nostro Paese nel modo migliore: facendo dimenticare che eravamo dalla parte sbagliata avendo fondato il fascismo, l’unica invenzione italiana del Novecento riconosciuta nel mondo.
La Germania invitata per la prima volta nel 2014 è stata come sempre al suo posto come fa da 80 anni avendo fatto veramente i conti con il nazismo, cosa che noi non siamo mai riusciti a fare, anche per colpa dell’amnistia firmata da Togliatti 1946, troppo presto e troppo in fretta.
Vedendo Omaha Beach in un’ottica ebraica, noi dobbiamo ringraziare Winston Churchill se lo sterminio degli ebrei europei non è stato portato a compimento. Poiché sembra non interessare nessuno parlare di Europa prima delle votazioni di sabato e domenica, io credo al contrario che un’Europa senza inglesi non esista e i maggiorenti europei dovrebbero mettere in agenda la richiesta al Regno Unito di rientrare, tenendo conto che sono gli unici alleati che hanno la piena fiducia degli Stati Uniti, ricambiati.
Non possiamo chiedere al nostro governo attualmente in carica di farsi promotore di questa iniziativa, perché per loro la Gran Bretagna è la “perfida Albione”, senza dimenticare le parole di Mussolini: “Dio stramaledica gli Inglesi”.
I britannici in Europa sono necessari per Israele, anche perché sappiamo come sono “Franza o Spagna” e i tedeschi pacifisti di oggi. Per l’Italia invece parla la sua tradizione storica e non c’è da stare allegri.

Vittorio Ravà