7 OTTOBRE – Angelica Edna Calò Livnè: Lettera al signor F.

Sì, certo, sarebbe bellissimo se potessimo solo occuparci di come arrotondare le entrate per poter riuscire a fare una vacanza in Grecia o perfino ai Caraibi, se dovessimo solo decidere dove festeggiare il compleanno o la laurea in questo o quel ristorante o andare da un medico privato o da quello della Usl… sarebbe bello se dovessimo affrontare solo queste domande, e dico “solo” perché qui in Israele, oltre a tutto questo, dobbiamo confrontarci con branchi di esseri immondi che ti entrano al mattino di festa dentro casa e devastano la tua casa, la tua famiglia e la tua vita, rapiscono innocenti e poi, vigliacchi, si nascondono in mezzo a donne e bambini; dobbiamo cimentarci con missili che vengono lanciati incessantemente, con coltelli che ti arrivano alla schiena alla fermata dell’autobus o quando attraversi la strada. E mentre ti lecchi le ferite, inventi metodi rivoluzionari per educare al rispetto dell’altro, alla pace interiore ed esteriore, al dialogo e all’accoglienza a un km dalla tua casa incitano alla tua distruzione, al tuo annientamento e lo gridano là e lo gridano nel resto del mondo. E poi si chiedono: “Perché hanno un esercito? Perché sono militaristi? Aggressivi? Violenti?” Leggo su un social:
“Non sono complottista, ma una domanda me la faccio: ci volevano 36.000 morti, imporre un quasi genocidio, radere al suolo case, scuole, ospedali e soprattutto 8 mesi per salvare 4 ostaggi che non sembrano né denutriti né brutalizzati?” – A.F.
Signor F., a parte il fatto che le case, le scuole e gli ospedali ormai sanno tutti che contenevano armi letali e interi arsenali di missili…l’R-160 (in arabo: Rantisi-160), razzo a lungo raggio autoprodotto da Hamas, portata 160 chilometri oppure l’M-75, anche questo di produzione propria, che raggiunge una gittata di 70-75 chilometri e, se lanciato dalla Striscia di Gaza, è in grado di colpire Tel Aviv e Gerusalemme. Se vuole le do altri esempi ma il cuore mi batte forte mentre scrivo perché, come molti qui, sono più propensa alla musica, alla poesia e al teatro che alle armi distruttive, e questo glielo scrivo dalla mia stanza blindata davanti alle colline del Libano, dove vivo ormai da qualche mese come Anna Frank, con tutte le finestre, le persiane e le porte sprangate! Ieri alle due del pomeriggio gli altoparlanti nelle stazioni, i bagnini nelle spiagge, i piloti sugli aerei dell’El Al hanno comunicato con la voce rotta dall’emozione che Noa, Almog, Andrey e Shlomi sono stati liberati dall’esercito israeliano dopo otto mesi, 246 giorni di prigionia; e tutta Israele, qui e nel mondo, è scoppiata in un pianto irrefrenabile. Può capire, signor F., che queste quattro persone non erano in guerra? Non avevano minacciato, offeso, maltrattato nessuno? Erano a un festival di danze per la pace… può comprendere che la violenza porta violenza, che purtroppo c’è gente in Israele che non riesce più a sopportare l’odio e l’aggressività dei propri vicini e diventa estremista? Può capire che non ce la facciamo più perché ci stiamo battendo da anni per una coesistenza in un’area grande come la Sicilia e come risposta riceviamo solo attentati e grida “Dal fiume al mare” che significa: “Sparite!”. “E se non sparite da soli di vostra propria volontà, vi facciamo sparire noi violentandovi, facendovi a pezzi o anche solo deumanizzandovi e delegittimandovi agli occhi del mondo!”. Lo capisce che l’atteggiamento estremista dei nostri vicini, degli attivisti propal che incitano al boicottaggio e all’odio, crea solo più estremismo e a noi, quelli che educano alla pace e al dialogo, che cercano invano dall’altra parte qualcuno con cui dialogare e costruire ci lasciano spossati e impotenti?
Allora, se nessuno di voi, saggi cittadini del mondo, capi di stato, esponenti dell’Onu, siete in grado di pronunciare una frase semplice: “Liberate gli ostaggi!”, non vi stupite se un’intera nazione è trascinata nella guerra, nel dolore e nell’insopportabile realtà dell’impotenza. Terrorismo è distruzione. Provate a combatterlo, smettetela di giudicare, potreste trovarvi nei nostri panni! Lasciateci quindi gioire per il sorriso di questi quattro innocenti liberati da una prigionia senza motivo. Lasciateci esultare per le lacrime delle loro famiglie. Cercate per un attimo di aver compassione per questo popolo che è fatto di carne e sangue come voi, che desidera come voi proteggere la propria famiglia da ogni male. Questo popolo che, finché quegli altri 120 pezzi di cuore tenuti ancora in ostaggio non saranno a casa o in una tomba dove piangerli dignitosamente, non riuscirà a respirare a ritmo regolare.

Angelica Edna Calò Livne