DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 10 giugno 2024

Dalla Francia alla Germania, passando dall’Austria: exploit dell’ultradestra in molti in paesi europei. «Il voto sposta a destra il baricentro politico dell’Unione, ma soprattutto scopre deboli e a fine corsa i leader di Francia e Germania, i due Paesi più grandi e fin qui inevitabili di ogni dinamica europea», scrive Paolo Valentino sul Corriere della Sera. Per Ezio Mauro (Repubblica) «se la Francia e la Germania dovevano essere come sempre la locomotiva d’Europa, per guidarla verso una nuova stagione da protagonista nelle grandi crisi che ci circondano, ieri quel treno si è fermato, arenando tutto il processo di rafforzamento dell’Unione». Alcuni risultati erano attesi. Altri sono stati sorprendenti e i loro effetti dovranno essere misurati. Gabriele Segre, il presidente della fondazione Vittorio Dan Segre, riflette su Domani: «Chissà quanti, tra politici e commentatori, si sono svegliati questa mattina scoprendo un’Europa diversa da quella su cui avevano scommesso». Ma soprattutto, «quanti di loro riconosceranno che le elezioni appartengono a quei fenomeni sociali con una natura sostanzialmente imponderabile, nonostante sondaggi e statistiche sempre più sofisticati».

Benny Gantz si è dimesso dal gabinetto di guerra israeliano, respingendo l’appello del premier Benjamin Netanyahu a evitare questo passo. «La tregua fra i due protagonisti della vita politica israeliana, capaci di scontrarsi cinque volte in altrettante elezioni dal 2019 a oggi, è finita ieri sera», racconta tra gli altri Repubblica, parlando di apertura ufficiale di «una crisi che incombeva da mesi». Con la partenza di Gantz «è probabile che il gabinetto di guerra, istituito dopo l’attacco del 7 ottobre, si sciolga», riferisce il Corriere della Sera, aggiungendo che «Netanyahu potrebbe tornare al suo precedente modus operandi, in cui discute le questioni di sicurezza in consesso ristretto prima delle riunioni di gabinetto». L’iniziativa di Gantz «ha un valore politico anche serio», sottolinea La Stampa. Ma «nessun valore pratico».

Noa Argamani era prigioniera di un collaboratore di Al Jazeera, accusa Israele. Secondo Libero, «chi si stupisce oggi del coinvolgimento del giornalista delle tv del Qatar che Israele da tempo ritiene cassa di risonanza della propaganda di Hamas ha la memoria corta non solo su quanto accaduto il 7 ottobre, ma anche sulle immagini realizzate nel corso della mattanza, dove emergeva la chiara e cinica partecipazione di giornalisti embedded».

Emergono nuovi dettagli sull’operazione che ha portato alla liberazione dei quattro ostaggi israeliani sabato mattina. «La strategia adottata è quella del travestimento», riporta il Corriere della Sera. «Secondo il sito saudita Asharq, che cita testimoni a Gaza, alcuni membri delle forze speciali si sono spacciati per sfollati di Rafah. Ynet aggiunge che le forze speciali impegnate fanno parte di unità israeliane operative nelle aree palestinesi, abituate a mescolarsi ai locali parlando un arabo fluente».

Il Consiglio dei Guardiani della Rivoluzione iraniana ha comunicato i nomi dei sei candidati autorizzati a correre per le prossime elezioni presidenziali. I due favoriti sono Mohammad Bagher Qalibaf e Saeed Jalili, informa Repubblica. Parlando ai giornalisti dopo la candidatura, «Qalibaf ha promesso di continuare sulla stessa strada di Raisi e del generale Soleimani, figura venerata da molti in Iran dopo la sua uccisione nel 2020». Jalili a sua volta è un «ultraconservatore, membro del Consiglio supremo per la Sicurezza nazionale ed ex negoziatore capo fra il 2007 e il 2013 sul dossier nucleare».

Il 9 giugno del 1944 il Tempio Maggiore di Roma ospitò la prima cerimonia religiosa dopo la liberazione della città dal nazifascismo. «Quel 9 giugno ’44 la comunità degli ebrei tornava a riunirsi in preghiera», ricorda la redazione romana di Repubblica in un articolo accompagnato da una foto d’epoca. «Alcuni di loro avevano visto l’abisso dell’orrore, pochi lo avevano risalito, molti lo avevano evitato aiutati dalla solidarietà dei romani».