ISRAELE – Il paese piange Arnon Zmora, eroe degli ostaggi

Durante i 246 giorni di prigionia Almog Meir Jan (21 anni), Andrey Kozlov (27) e Shlomi Ziv (40) sono stati sempre insieme. «I terroristi ci hanno picchiato, ma noi siamo rimasti forti, sostenendoci a a vicenda. Siamo riusciti a rimanere molto uniti», ha raccontato Jan alla sua famiglia. Una prima ricostruzione degli otto mesi da ostaggio di Hamas, interrotti sabato con l’inattesa liberazione. Nella missione condotta da esercito e intelligence israeliani, in cui è rimasto ucciso l’agente antiterrorismo Arnon Zmora, è stata salvata anche la venticinquenne Noa Argamani.
Tutti e quattro gli ex ostaggi sono ancora in ospedale, con le famiglie al loro fianco. Sui media israeliani iniziano ad arrivare i primi resoconti della loro vita in prigionia. «Tenevo una specie di calendario per contare i giorni. Così sapevo che oggi (8 giugno) mia madre festeggiava il suo compleanno», ha spiegato Meir Jan. «Il più bel regalo che potessi ricevere», ha commentato la madre, Orit Meir. Una felicità immensa mista al dolore per la scoperta della morte in quelle stesse ore del padre di Almog, Yossi. La notte prima della liberazione del figlio l’uomo ha avuto un infarto. A scoprire la salma, gli ufficiali di Tsahal venuti alla sua porta per dare la lieta notizia. «Mio fratello è morto di dolore e non ha potuto vedere il ritorno di Almog. Non riusciva a sopportarlo: ogni accordo (sugli ostaggi) che veniva annullato gli spezzava il cuore.», ha affermato la sorella Dina.
Almog, come gli altri tre ostaggi liberati, era stato rapito dal festival musicale di Re’im la mattina del 7 ottobre. Per otto mesi i terroristi lo hanno tenuto insieme a Kozlov e Ziv al buio totale. Qualche informazione su cosa stava accadendo fuori arrivava attraverso la televisione. «Abbiamo visto la manifestazione nella Piazza dei rapiti (a Tel Aviv) il giorno prima di Yom HaShoah, e lì ho visto la mia foto appesa». Per Almog quell’immagine è stata un segno di speranza. «Non ci hanno dimenticato e lottano per noi», il suo commento riportato dalla sorella, Gaot Algrabli.
Detenuto in una casa nel campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, il 21enne ha raccontato i momenti del raid israeliano per liberarlo. «Quando i soldati delle Forze di difesa israeliane sono arrivati a salvarci, sia noi che i terroristi stavamo dormendo. Abbiamo sentito i colpi e all’inizio non ci credevamo. Durante il salvataggio ci hanno sparato da ogni direzione e quando siamo scesi siamo rimasti bloccati nel veicolo blindato due volte. È stato infinitamente estenuante».
Il fuoco incrociato dei terroristi ha causato la morte di Arnon Zmora, ufficiale dell’unità d’élite antiterrorismo Yamam. Migliaia di persone hanno partecipato ieri al suo funerale. «Non sei solo il mio eroe. Sei l’eroe di un’intera nazione», lo ha salutato per l’ultima volta la madre, Ruti. Tra chi ha reso omaggio al figlio, c’era anche Aviram Meir, zio di Almog Meir Jan. «Arnon ha portato gioia alle nostre famiglie e all’intero popolo di Israele», ha detto Aviram Meir tra le lacrime.
Nell’operazione, ora intitolata ad Arnon Zmora, ha giocato un ruolo importante il sostegno Usa e della Gran Bretagna, scrivono i media israeliani. Droni americani e britannici hanno sorvolato ampie zone di Gaza, fornendo all’intelligence dello stato ebraico nuove informazioni per localizzare gli ostaggi liberati. Nella missione a Nuseirat, condotta alle 11.00 del mattino per sorprendere i terroristi, potrebbero essere rimasti coinvolgi altri ostaggi. Hamas ha sostenuto che alcuni siano morti a causa degli attacchi aerei condotti da Israele, ma l’esercito non ha confermato. Secondo il New York Times c’è la possibilità che alcuni rapiti siano stati uccisi, ma non da fuoco amico bensì dai terroristi. «Hamas ha dato ordine ai suoi uomini di sparare immediatamente ai prigionieri se pensano che le forze israeliane stiano per arrivare», scrive il quotidiano americano.
Attualmente sono 120 i rapiti ancora in mano a Hamas, di cui almeno 30, secondo le informazioni di Tsahal, non sono più in vita.