ANTISEMITISMO – Monteleone (Le Iene): Per Israele battaglia impari online

Criticare Israele utilizzando parole come “genocidio”, “sterminio” e “nazismo” non è «un esercizio innocente». E chi oggi utilizza quelle parole «si colloca di diritto nella lunga storia dell’antisemitismo». Partendo da questa premessa, vari relatori hanno animato un incontro su “Israele e l’antisemitismo negato” al Centro ebraico Il Pitigliani di Roma, promosso dalla Comunità ebraica, dal Maccabi Italia e dall’associazione Inoltre. Tra gli intervenuti, a confronto su recrudescenza dell’ostilità anti-israeliana nella società italiana e racconto e distorsioni del conflitto a Gaza, il presidente di Equality Italia Aurelio Mancuso, l’ex parlamentare e attivista per i diritti LGBT Paola Concia, il docente universitario Giovanni Bachelet e i giornalisti Tommaso Giuntella, Antonino Monteleone e Alessandra Libutti, moderati da Filippo Piperno.
«Nelle ultime settimane, con la ciliegina sulla torta di “All eyes on Rafah”, abbiamo scoperto della grande bugia che il mainstream, con la prevalente componente dell’industria culturale, cinematografica e dei media sia schierata dalla parte di Israele. Tutto l’esatto contrario in questo momento», ha sostenuto Monteleone, inviato della trasmissione televisiva Le Iene. «Israele sta perdendo la partita della comunicazione, perché una quantità illimitata di capitali è stata investita su piattaforme che hanno trasformato le interazioni generate da alcuni contenuti, in linea teorica vietati dalle linee guida delle stesse piattaforme, nello strumento per cui si ascolta solo la voce di una parte, innescando un meccanismo con il quale il cosiddetto “antifascismo” interrompe ogni discussione con frasi come “Ma tu li hai visti i morti civili?”». Monteleone è impegnato da tempo nella diffusione di contenuti volti a smontare la propaganda propal. «Io e pochi altri giornalisti siamo stati additati con un’accusa infamante, quella di essere insensibili alle morti civili», ha dichiarato durante la serata al Pitigliani. «Ogni morte è disgustosa, ma qui c’è un tema da comprendere relativo alle intenzioni. Se l’accusa è il genocidio, c’è chi il genocidio ce l’ha nella propria ragione sociale e gli viene impedito di commetterlo e chi un genocidio potrebbe commetterlo perché ne ha i mezzi e la capacità militare e tecnologica e non lo fa».