DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 14 giugno 2024

Le forze della sinistra francese hanno trovato un accordo elettorale anti estrema-destra, proclamando la costituzione di un nuovo Fronte Popolare. Nelle ore precedenti i negoziati si erano a lungo incagliati «su come qualificare le stragi del 7 ottobre compiute da Hamas in Israele. Attentati terroristici? Comprensibili atti di resistenza? Già il fatto che si sia a lungo dibattuto su questo dimostra la distanza sul fondo delle questioni», sottolinea il Corriere della Sera. Il nuovo Fronte Popolare capitanato da Jean-Luc Mélenchon vede come fumo negli occhi un altro esponente della sinistra transalpina, Raphaël Glucksmann, andato bene alle europee ma scavalcato nelle trattative. «Glucksmann non va bene per due motivi», scrive Aldo Cazzullo. «Sostiene l’Ucraina. Ed è ebreo, nipote di profughi sfuggiti ai campi di sterminio, figlio di André Josef Glucksmann, meraviglioso scrittore e filosofo, che si chiama così in onore di Etkar Josef André, ebreo comunista tedesco che Hitler aveva fatto decapitare». Stamane Glucksmann dovrebbe rompere il silenzio e dire cosa farà alle elezioni. Tra le sue linee rosse ci sono «il sostegno all’Ucraina e una posizione chiara sul conflitto israelo-palestinese», riporta Repubblica. «Le trattative a sinistra sono state sospese ieri mattina proprio sulla lotta contro l’antisemitismo, e più nel dettaglio le parole usate nel programma del cartello elettorale per definire l’attacco del 7 ottobre contro Israele».

«Il G7 contro Bibi», titola La Stampa, nell’anticipare parte delle conclusioni dedicate al Medio Oriente e al conflitto in corso a Gaza. Secondo La Stampa il documento si presenta come un atto d’accusa «al governo di Benjamin Netanyahu e alle tante linee rosse che gli alleati considerano oltrepassate». Toni duri, si legge, che «riflettono l’indurimento della posizione del presidente americano Joe Biden nei confronti del premier israeliano e del massacro avvenuto sulla Striscia».

Un gruppo di propal ha provato a fare irruzione negli uffici del Politecnico di Torino. «Erano alcune decine. Li hanno respinti quelli della security», racconta La Stampa. «Da quel momento in poi è stato caos tutto il giorno». Così il rettore Stefano Corgnati: «Gli episodi di oggi hanno cambiato totalmente la modalità con cui si esprime la protesta. Si tratta di fatti molto gravi, rispetto ai quali intraprenderemo tutte le azioni di tutela dell’ateneo e della sua immagine».

A New York organizzazioni propal hanno insultato la memoria delle vittime del massacro del Nova Festival, ricordate in una mostra. Un’altra soglia è stata superata. Per il Foglio, «chi pensava che le proteste antisemite nei campus di questa primavera fossero solo un altro Sessantotto o un’illusione temporanea si sbagliava».

Al Gay Pride non ci sarà quest’anno una rappresentanza ebraica. Come annunciato da Keshet Italia, la decisione è stata motivata dal timore di attacchi contro l’incolumità di chi sfila sotto le bandiere con la Stella di Davide. «Da inclusione a esclusione è un attimo», chiosa il Tempo. L’ex presidente dell’Arcigay Aurelio Mancuso, intervistato dal quotidiano, punta il dito contro l’organizzazione: «Ci sono dei documenti in cui viene esplicitato come non si vogliano bandiere israeliane e soprattutto, cosa ancora più grave, che non si riferiscano a quel tipo di cultura».

Il Teatro Franco Parenti di Milano ha cancellato un concerto di musica klezmer in programma la prossima settimana. «Il motivo è sempre lo stesso», scrive Libero. E cioè «il dilagante antisionismo che pervade Milano spaventa e non poco».

Il Consiglio comunale di Milano ha votato a maggioranza una mozione che prevede il riconoscimento dello Stato palestinese. Repubblica tra gli altri riferisce la reazione della Comunità ebraica, il cui presidente Walker Meghnagi ha commentato: «Il voto del Comune vale come il Monopoli. Questa mozione è molto grave».