ISRAELE – Guerra o tregua con Hezbollah? L’ora delle scelte per Bibi

Dopo aver sciolto, come da attese, il gabinetto di guerra, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha discusso con la Casa Bianca la situazione al nord. A Gerusalemme è intanto arrivato l’inviato speciale Usa Amos Hochstein, da mesi impegnato nei negoziati tra Israele e Libano per fermare le ostilità. «La crescente aggressione di Hezbollah ci sta portando sull’orlo di una escalation» con possibili «conseguenze devastanti per il Libano e l’intera regione», ha avvertito il portavoce dell’esercito Daniel Hagari.
Nelle ultime settimane il livello dello scontro sul confine settentrionale si è intensificato e l’opinione pubblica israeliana propende per una risposta più dura contro i terroristi libanesi. Secondo un sondaggio del Jewish People Policy Institute (Jppi) il 62% degli intervistati è favorevole a un’operazione su larga scala contro Hezbollah (il 36% auspica un intervento immediato, il 26% finita l’operazione a Gaza). Un altro 30% preferisce invece una soluzione diplomatica. Ed è quella a cui lavora Hochstein, tra i fautori nel 2022 dell’intesa sui confini marittimi siglata da Gerusalemme e Beirut dopo due anni di negoziato. Secondo i media israeliani,  l’inviato del presidente Joe Biden, ha proposto un altro accordo a più fasi per definire i confini terrestri tra i due paesi. Primo passo dovrebbe essere il rientro dei residenti del nord d’Israele e del sud del Libano nelle loro case grazie a un cessate il fuoco. Per ynet questa opzione è molto complicata. «Hochstein non potrà davvero impedire un’escalation, anche se cercherà di farlo nei prossimi giorni. La sua influenza su Hezbollah è considerata relativamente marginale. Sia Israele che gli Stati Uniti sanno che il suo lavoro dipende principalmente da una cosa: un cessate il fuoco a Gaza». Secondo il sito israeliano solo una tregua a sud potrà portare calma anche nel nord. E per l’opinione pubblica, ancora secondo i sondaggi del Jppi, Netanyahu dovrebbe sposare apertamente la linea sull’intesa proposta da Biden. Per il 28% degli intervistati il piano in tre fasi per una tregua al sud con Hamas promosso dalla Casa Bianca e approvato dal Consiglio di sicurezza dell’Onu è «buono e Israele dovrebbe accettarlo». Per il 32% è «problematico, ma comunque è da accettare», mentre il 34% lo considera «pessimo e inaccettabile» (un 6% non si è espresso).
Netanyahu, senza più il gabinetto di guerra dopo il ritorno sui banchi dell’opposizione degli ex generali Benny Gantz e Gadi Eizenkot, dovrà presto scegliere quali strade imboccare. Lo farà, scrive il canale 12 israeliano, consultandosi con un consiglio ristretto di cui faranno parte il ministro della Difesa Yoav Gallant, il leader del partito Shas Ariyeh Deri e il ministro per gli affari strategici Ron Dermer. Nessun posto di rilievo nelle valutazioni sulla guerra, nonostante le pressioni, per l’ultradestra dei ministri Bezalel Smotrich (Finanze) e Itamar Ben Gvir (Sicurezza nazionale).