MEDIO ORIENTE – Tajani: Sì a Palestina ma a oggi progetto è incompleto
Il governo italiano «sostiene e lavora al cessate il fuoco» per Gaza e la «creazione di uno Stato palestinese» che riconosca Israele e da cui sia escluso il gruppo terroristico di Hamas. Per questo è favorevole «al rafforzamento dell’Autorità nazionale palestinese» a cui ha assicurato il proprio sostegno «attraverso un pacchetto di servizi in ambito sanitario, agroalimentare e sociale». Lo ha affermato il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, in un’audizione davanti alle commissioni Esteri di Camera e Senato a Palazzo Madama.
Nel corso dell’intervento dedicato a Ucraina e Medio Oriente Tajani ha espresso preoccupazione per l’escalation di violenza tra i terroristi di Hezbollah e Israele. «Stiamo sostenendo l’iniziativa americana, ma non è facile, la situazione è di grande tensione». In queste ore a Beirut, dopo una visita a Gerusalemme, si è recato l’inviato Usa Amos Hochstein. «È nell’interesse di tutti risolvere la questione in modo rapido e diplomatico. È un obiettivo raggiungibile e urgente», ha affermato Hochstein.
Dopo le stragi di Hamas del 7 ottobre, Hezbollah ha subito attaccato il nord d’Israele per sostenere i terroristi palestinesi, causando lo sfollamento di decine di migliaia di persone. I suoi attacchi hanno anche provocato la morte dell’italo-israeliano Refael Kauders. «Era un professore, indossava l’uniforme, ma non era un militare combattente. Era figlio di una famiglia molto attiva nel Comites di Gerusalemme», ha ricordato Tajani. Le tensioni nell’area sono forti, ha aggiunto il vicepremier, e c’è il timore anche per «per la situazione dei nostri militari della missione Unifil. Il ministro della Difesa Guido Crosetto in più di un’occasione, anche di recente, ha sollecitato i vertici delle Nazioni Unite per avere garanzie per i nostri militari, che sono oltre 1.000».
C’è un’altra missione militare italiana bilaterale «che si preoccupa della formazione militare dell’esercito libanese, per far sì che ci sia sempre più una presenza statuale e non di Hezbollah», ha spiegato Tajani. Ma in Libano c’è un situazione politica e sociale fragile che impedisce ad esempio «l’elezione del presidente della Repubblica e della guida della Banca Centrale. Questa instabilità del paese non agevola».
Riguardo ai palestinesi, il capo della diplomazia italiana ha accennato al ripristino di alcuni fondi per l’agenzia Unrwa. Si tratta di 5 milioni di euro da destinare a progetti specifici in Cisgiordania e per i profughi palestinesi presenti in Siria, Libano e Giordania. “Noi lavoriamo per la pace. I profughi palestinesi sono quelli che ci preoccupano maggiormente perché sono senza la protezione di un loro Stato. Voglio essere molto preciso riguardo la Palestina: noi siamo favorevoli al riconoscimento dello Stato palestinese, però per esserci uno Stato, deve esserci un’autorità, deve esserci una unità nazionale». Elementi, ha sottolineato Tajani, che «al momento non ci sono».
Interrogato sull’invio di armi a Israele, il ministro ha spiegato che dal 7 di ottobre «non è più stato autorizzato». «Non abbiamo mai negato di essere amici di Israele, ma anche durante gli incontri che ho avuto in Israele ho ricevuto molte critiche da parte del governo israeliano, anche direttamente dal ministro degli Esteri che mi chiedeva di rivedere la posizione italiana, e io gli ho risposto che la legge italiana non prevede la possibilità di vendere materiale bellico a un Paese in guerra».
(Nell’immagine: Tajani durante una sua visita in Israele, insieme al presidente israeliano Isaac Herzog)