MILANO – Via Eupili diventa anche un libro

«In una Comunità grande come Milano, in cui sono presenti ed attivi gruppi di provenienza e di rito differente, già funzionano numerosi oratori, e conservano le tradizionali melodie sefardite o ashkenazite; ma ora per la prima volta […] si è aperto un oratorio di rito italiano con funzione rionale». Così nella primavera del 1964 il Bollettino della Comunità ebraica di Milano annunciava l’inaugurazione di una nuova sinagoga in città: il tempio di via Eupili. «Il nostro tempio si è sempre distinto per un’atmosfera famigliare e calorosa. Per molti è una seconda casa. Ed era così sin dagli inizi grazie a rav Eliau Kopciowski e al professor Yossef Colombo a cui la sinagoga è dedicata», racconta a Pagine Ebraiche Daniel Schreiber, curatore del volume I nostri primi 60 anni dedicato all’anniversario del tempio. A costituire il gruppo fondatore di via Eupili furono Eugenio Mortara, Marcello Morpurgo, Elie Sasson, Beniamino Ottolenghi e Clemente Kerbs.
«La prima celebrazione ufficiale fu durante la festività di Shavuot del 5724. Sessant’anni dopo, poco dopo la festa, abbiamo organizzato una giornata di studio con diversi rabbini per festeggiare insieme l’anniversario. Alcuni hanno frequentato il tempio in passato».
Tra loro ad esempio rav Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova, e rav Alberto Somekh. Entrambi hanno ricordato quegli anni nella pubblicazione curata da Schreiber, sottolineando in particolare la capacità di coinvolgere i giovani. A favorire la loro partecipazione, spiegò nel 2003 Beniamino Ottolenghi sul Bollettino della Comunità ebraica di Milano, fu rav Kopciowski: «Sin dall’inizio incoraggiò i giovani ad essere partecipi in prima persona nella conduzione delle tefillot (preghiere)». Tra quei giovani, proseguiva Ottolenghi, c’erano i futuri rabbini Somekh, Momigliano, Elia Richetti, Avraham Ianni. «Tutti coloro che non si sono trasferiti in Israele, hanno assunto a vario titolo ruoli di leadership nell’ebraismo italiano», sottolinea oggi Somekh. La sua esperienza al tempio iniziò nel 1974 e qui incontrò la sua futura moglie. «’Via Eupili non era un centro di studi. L’ebraismo si viveva e si apprendeva per esperienza pratica, grazie all’esempio dei nostri compagni più anziani. E soprattutto si comunicava con naturalezza senza arroganza verso chi appariva spiritualmente distante», sottolinea il rav.
La struttura di via Eupili, con le palazzine dei civici 6 e 8, è stata parte integrante della storia dell’ebraismo milanese dello scorso secolo. Qui sorgeva la scuola ebraica – trasferita poi nell’attuale sede in via Sally Mayer nel 1964 –, diventata nel 1938 una piccola oasi protetta per i docenti e gli studenti ebrei espulsi dagli istituti pubblici della città a causa delle leggi razziali. A guidare la scuola in quegli anni fu Yossef Colombo, poi colonna della sinagoga.
In anni più recenti il punto di riferimento è stato il citato rav Elia Richetti, fino alla sua scomparsa nel 2022. A Pagine Ebraiche Richetti aveva raccontato la sensazione straniante di leggere la Meghillat Esther nel tempio di via Eupili vuoto a causa della pandemia. «È stato stranissimo leggerla con il deserto attorno», affermò, auspicando il ritorno il prima possibile delle preghiere in presenza. Un ritorno che c’è stato con la sinagoga in festa per i suoi 60 anni in compagnia di tutti quelli che l’hanno frequentata. «Speriamo di poter festeggiare ancora a lungo i nostri anniversari», conclude Schreiber.