UNIVERSITÀ – Un manifesto contro il pensiero unico antisionista negli atenei

Si intitola «Manifesto Nazionale per il Diritto allo Studio» e vi hanno aderito al momento oltre venti università italiane. Il cuore del manifesto, presentato in queste ore a Milano e partito dagli studenti universitari, è la richiesta di superare il tentativo di una minoranza di compagni universitari – legati ai movimenti propalestinesi – di imporre il proprio pensiero con violenza, impedendo agli altri di esprimersi e di avere una regolare vita accademica.
A presentare l’iniziativa, ispirata dallo studente della Statale di Milano Pietro Balzano, c’era il presidente dell’Unione giovani ebrei d’Italia, Luca Spizzichino, che ha denunciato il clima di odio contro Israele e di antisemitismo che si respira in diversi atenei italiani dall’inizio della guerra a Gaza. Citando diversi episodi, da Milano a Roma, Spizzichino ha sottolineato come «questi sono segnali di una crescente intolleranza che deve essere affrontata con decisione: non possiamo permettere che l’odio prenda il controllo; non possiamo permettere che l’odio antisemita infetti le nostre Università». Anche per questo nel manifesto, promosso assieme all’Ugei da Studenti per le Libertà, Universitari Liberali, Siamo Futuro, si condanna «fermamente ogni tentativo di imporre a qualsiasi costo un pensiero unico, le prevaricazioni, le intimidazioni ai danni di studenti di religione ebraica o di nazionalità israeliana, il danneggiamento degli atenei che sono patrimonio di tutti noi». Il documento stigmatizza anche «i tentativi di privarci degli innegabili benefici tecnico scientifici rappresentati dagli accordi di collaborazione stipulati con gli atenei israeliani».
I firmatari e gli aderenti, che hanno ottenuto il sostegno della ministra dell’Università Anna Maria Bernini, chiedono a rettori e senati accademici «di liberare gli spazi» dove ci sono occupazioni in corso contro Israele e «di riparare ai danni causati dagli atti di vandalismo che si sono accompagnati a queste occupazioni». E ancora «di creare uno spazio condiviso per un vero dibattito aperto sui grandi temi di attualità, dove tutti gli studenti possano esprimersi liberamente e alla pari». Inoltre si chiede di mantenere in vigore tutti gli accordi stipulati con le università israeliane.
Su questa linea è stata presentata anche un’altra iniziativa, sostenuta da docenti e ricercatori di alcuni atenei italiani: usare la ricerca per costruire ponti con i colleghi israeliani e palestinesi. Tra i cinquanta firmatari c’è Caterina La Porta, docente di Patologia generale della Statale di Milano, vincitrice nel 2019 del Premio Rita Levi Montalcini per la cooperazione scientifica tra Italia e Israele. «Spero che ci siano sempre più nomi di professori che aderiscono a questo manifesto. – ha sottolineato La Porta, nel corso della conferenza stampa a Milano – Devono farsi sentire perché l’università esiste solo se è libera, inclusiva e se c’è dialogo».