SHIRIM – «Ceneri» (Umberto Saba)

Ceneri/di cose morte, di mali perduti,/di contatti ineffabili, di muti/sospiri;/vivide/fiamme da voi m’investono nell’atto/che d’ansia in ansia approssimo alle soglie/ del sonno;/e al sonno, con quei legami appassionati e teneri/ch’anno il bimbo e la madre, ed a voi ceneri/mi fondo./L’angoscia insidia al varco,/ io la disarmo. Come/ un beato la via del paradiso,/ salgo una scala, sosto ad una porta/ a cui suonavo in altri tempi. Il tempo/ ha ceduto di colpo./ Mi sento,/con i panni e con l’anima di allora,/ in una luce di folgore; al cuore/ una gioia si abbatte vorticosa/ come la fine./ Ma non grido./ Muto/ parto dell’ombre per l’immenso impero.

Il testo è tratto dalla raccolta Parole di Umberto Saba (Trieste 1883 – Gorizia 1957).
Un istante prima di abbandonarsi alla quiete del sonno, sciogliersi poco a poco dal gravoso fardello dell’essere, c’è un momento in cui molte voci sussurrano.
Ceneri, le chiama il poeta, fantasmi di cose accadute o, forse, solo sognate.
Un indugio fugace è pure bastevole a tramutare le braci in vivide fiamme, volti interroganti, in astrusi rovelli che s’insinuano crudeli là dove la coscienza vorrebbe morbidamente posarsi, essere uno con le ombre. Quasi che queste accogliessero il dormiente come un viandante infragilito, tornato, come bimbo, al grembo antico, ove un dì si staccò non visto per partire alla vita.
Ma gemono, stridono cori insidiosi. Persistono: l’oscuro verbo selvaggiamente sciolto s’inerpica per vette puntute. E allora si dovrà tacitarlo con forza in un libro amato, in un dialogare sommesso molto vicino al cuore, sì che questo si plachi e consegni, infine, il vegliante al sonno.
Dolce il momento in cui tace ogni voce e le braci estinguono il sinistro baluginare.
L’oblio disseppellisce luoghi cari, conduce il poeta sulla riva arcana del sogno.
Rivive l’essere antico. Quale meraviglia divenire ora l’uno ora l’altro, come se il vivere nel mondo fosse sogno, sogno il vivere.
L’alba crudele ricuce il poeta alla sua anima, scaraventa il sognante nel sentiero di terra. La via battuta e nota, tuttavia oscura.
Ma ancora verrà la notte. La notte, col manto spesso di ceneri e voci.

Shirim è a cura di Mariateresa Amabile, poetessa e docente di Diritti Antichi all’Università di Salerno