ISRAELE – Bibi apre a mini-tregua, Lieberman lo sfida nel suo stesso campo

Almog Levy compirà il 25 giugno tre anni. Non avrà al suo fianco per festeggiarlo né la madre Eynav, assassinata il 7 ottobre al Festival musicale di Re’im, né il padre Or, da 262 giorni ostaggio di Hamas. Da mesi il fratello di Or, Michael, è impegnato nella campagna internazionale per chiedere la liberazione dei rapiti. Nelle mani di Hamas sono rimaste ancora 116 persone, tra cui almeno trenta non più in vita. In una recente intervista Michael ha spiegato di non sapere nulla del destino di suo fratello. «Quando è stato rapito era in buone condizioni e non abbiamo motivo per pensare che gli sia successo qualcosa», ha raccontato alla radio israeliana. D’altra parte per la famiglia «ogni giorno è un incubo. Dobbiamo rimanere positivi e ottimisti per Almog, ma non è semplice». Michael fa parte del Forum delle famiglie degli ostaggi ed è tra le voci che chiedono al governo di Benjamin Netanyahu di arrivare il prima possibile a un accordo con Hamas per il rilascio dei rapiti.
Il premier si è detto intanto disponibile a un’intesa parziale con i terroristi. «Non sono disposto a terminare la guerra e lasciare Hamas in piedi. Sono pronto però a fare un accordo parziale, non è un segreto, che ci restituisca parte dei nostri cittadini», ha affermato Netanyahu in un’intervista al Canale 14. «Siamo obbligati a continuare a combattere dopo una pausa per completare il nostro obiettivo di distruggere Hamas», ha aggiunto. «Non sono disposto a rinunciare a questo risultato».
Una direzione diversa da quella indicata dal piano presentato dal presidente Usa Joe Biden un mese fa – e secondo Washington approvato da Gerusalemme –, per cui a un iniziale cessate il fuoco temporaneo sarebbe dovuta seguire, in una seconda fase, una tregua stabile. Nel mentre i negoziati rimangono in stallo e l’esercito prosegue le sue manovre a Gaza. Presto, ha spiegato il ministro della Difesa Yoav Gallant all’inviato speciale Usa Amos Hochstein, Tsahal entrerà nella terza fase dell’operazione nell’enclave palestinese un conflitto a bassa intensità per sradicare le ultime forze di Hamas e preparare il terreno a un’amministrazione alternativa per la Striscia. Gallant, rende noto il suo ministero, ha spiegato a Hochstein che «il passaggio alla nuova fase della guerra a Gaza avrà un impatto sugli sviluppi su tutti i fronti, e che Israele si sta preparando per ogni scenario sia militarmente che diplomaticamente». Sul piano della politica interna va segnalata nel frattempo la “discesa in campo” del leader dei nazionalisti laici russofoni di Yisrael Beitenu, Avigdor Lieberman, quale candidato alternativo a Netanyahu sul fronte destro. Accanito avversario di Bibi, Lieberman ha dichiarato di essere il leader più forte in grado di federare con successo il fronte conservatore.