7 OTTOBRE – Le emozioni d’Israele in mostra a Torino

L’arte come strumento per trasportare il pubblico nelle sensazioni vissute dagli israeliani prima, durante e dopo il 7 ottobre. La felicità infranta, la solitudine, il dolore, la perdita. «Non è una mostra solo sulla guerra, ma una finestra per capire le emozioni di chi ha vissuto quel tragico giorno», spiega a Pagine Ebraiche Ermanno Tedeschi, presentando l’esposizione 10.7 ANU Capsule Exhibition, al via il 27 giugno alla Fondazione De Fonseca di Torino grazie al sostegno della locale associazione Italia-Israele.
La mostra è legata a quella in corso al Museo Anu di Tel Aviv (il museo del popolo ebraico). Qui sono esposte le opere di 25 artisti rimasti vittima delle stragi di Hamas e della guerra. Ci sono ad esempio le opere di Inbar Hayman, street artist, rapita dal festival musicale di Re’im e uccisa a Gaza a dicembre. C’è il lavoro video del fotografo Roee Idan, solito ritrarre gli stormi di uccelli in volo. Prima di essere assassinato nel kibbutz Kfar Aza, Idan aveva puntato per l’ultima volta il suo obiettivo in alto, documentando l’invasione dei terroristi di Hamas con parapendii a motore. E ancora, ci sono i disegni di Jonathan Chazor, giovane soldato caduto a novembre durante i combattimenti a Gaza. Il suo ultimo lavoro è stato un ritratto del suo amato cane.
«Ho fatto una selezione delle opere esposte a Tel Aviv. Purtroppo non è stato possibile portarle direttamente a Torino perché dopo il 7 ottobre è molto difficile trovare chi assicuri l’uscita o l’ingresso di opere da e in Israele. Noi abbiamo superato il problema realizzando 15 riproduzioni o ”capsule”», spiega Tedeschi, curatore della mostra. Non è l’unico problema organizzativo con cui si è scontrato. «Mi occupo da tempo di artisti e mostre israeliane. Purtroppo da mesi è molto difficile, se non impossibile, trovare istituzioni pubbliche che aprano le loro porte all’arte israeliana», afferma con grande amarezza. «Nella mia Torino, per esempio, ho ricevuto otto no per la mostra Cento per cento inferno del fotoreporter Ziv Koren». E anche per quella portata da Tel Aviv non ci sono state porte aperte. Per questo, sottolinea, la scelta obbligata è caduta sulla Fondazione De Fonseca, sede della locale associazione Italia-Israele, promotrice dell’iniziativa. «La mostra sarà aperta al pubblico fino al 7 luglio su appuntamento, per garantire a tutti la sicurezza. Non è un’iniziativa politica, ma culturale. È un racconto attraverso le opere delle sensibilità interne alla società israeliana». L’obiettivo, conclude Tedeschi, è ricordare anche come «l’arte sia una grande ambasciatrice di pace».

d.r.

(Nell’immagine, l’opera di Shay Azulay Mare di lacrime – Foto Museo Anu di Tel Aviv)