ROMA – Famiglia e tradizioni, una mostra per i 120 anni del Tempio

La Giornata Europea della Cultura Ebraica del 15 settembre sarà dedicata alla “famiglia”.
«A Roma non c’è luogo che rappresenti meglio questo concetto del Tempio Maggiore, di cui a breve ricorreranno i 120 anni dall’inaugurazione», sottolinea la storica dell’arte Giorgia Calò, direttrice del Centro di cultura comunitario. A tal proposito il Centro ha lanciato nelle scorse settimane una “call to action”, con l’obiettivo di raccogliere il maggior numero possibile di fotografie di eventi familiari lieti svoltisi all’ombra della sinagoga «dalla sua fondazione fino ai giorni nostri». Una selezione delle immagini comporrà la mostra “Famiglia e tradizione degli ebrei di Roma”, che sarà allestita lungo i cancelli del Tempio con una ventina di pannelli didascalici e inaugurata proprio in occasione della Giornata.
«Numerose famiglie ebraiche conservano nelle loro case immagini in posa sulla scalinata del Tempio dopo le nozze e la celebrazione di un anniversario, idealmente abbracciati dalle sue colonne», racconta Calò. «È un abbraccio simbolico, essenza stessa del calore familiare». Il riscontro alla “call to action”, in scadenza lunedì 30 giugno, sta dando i suoi frutti. Anche se restano da “coprire” ancora un paio di decenni nel lungo percorso che dal 28 luglio del 1904, quando il Tempio Maggiore aprì le proprie porte, ci conduce fino ad oggi.

Una storia di momenti felici

«Abbiamo ricevuto materiale di enorme interesse», racconta Calò. «Sono immagini dal grande valore, anche perché testimonianza visiva dei cambiamenti attraversati dalla Comunità ebraica in relazione alle mode e alle sensibilità di ciascuna epoca, ma anche agli eventi vissuti e talvolta purtroppo subiti. Si passa ad esempio dall’opulenza degli anni dell’Emancipazione ai momenti dolorosi successivi all’emanazione delle leggi razziste, alla guerra, alla Shoah. Qui l’opulenza viene evidentemente meno». Nel percorso diacronico pensato per la mostra il focus sarà poi sugli anni della ricostruzione, con uno spazio tra gli altri «che testimonierà la resilienza di questa Comunità, la sua capacità di mantenere le proprie tradizioni nonostante tutto, gioendo dei momenti felici». Al centro le foto di tre sopravvissuti alla Shoah, Romeo Salmonì, Giuseppe Di Porto e Davide Di Veroli, intenti a celebrare con le rispettive consorti le loro nozze d’argento e d’oro. Il trionfo della vita contro la morte. Un’altra foto immortalerà invece «uno dei primi matrimoni “misti”, tra un ebreo romano e una ebrea libica», anticipa Calò. Si tratta dell’unione festeggiata nel 1954 tra il “romano” Giovanni Di Veroli e la “libica” Sara Tito, di origine bengasina. Di Veroli fu un valente calciatore, in forza per varie stagioni alla Lazio. Tra quanti accorsero a festeggiarlo nel Tempio Maggiore ci fu l’allora patron del club biancoceleste Costantino Tessarolo.

a.s.

(Nell’immagine: il matrimonio di Giovanni Di Veroli con Sara Tito)