MUSICA – Fink sulle tracce del “Le-El ‘Olam”

Esperto di tradizione musicale ebraica e a sua volta compositore e artista, oltre che presidente della Comunità ebraica di Firenze, Enrico Fink si è messo “alla ricerca” di un brano scritto nel Cinquecento da un illustre rabbino e letterato che soggiornò nel 1560 tra i cabalisti in terra d’Israele, nel loro centro di riferimento, Safed. Nato nella cittadina di San Felice sul Panaro oggi in provincia di Modena, verosimilmente nel 1525, morto tra il 1593 e il 1601, Mordecai ben Yehudah Dato fu uno schivo quanto apprezzato autore. Realizzò numerose poesie, racconta Fink in un articolo pubblicato sul sito del centro di studi sulla musica ebraica di Gerusalemme, dedicandosi alla gestazione e diffusione del suo “Le-El ‘Olam”. Il centro studi della capitale israeliana è un punto di riferimento internazionale in materia di studi di etnomusicologia connessi alle tradizioni ebraiche. Fink elabora la storia del “Le-El ‘Olam”, scelto dalla prestigiosa istituzione come “Song of the Month”, in un intervento con immagini, link e brani da ascoltare.
Scritto per lo Shabbat, “Le-El ‘Olam” ha viaggiato in tutta l’Italia ebraica. La sua versione manoscritta più datata risale al 1581, quando Dato era ancora vivo, con alcune note in apparenza firmate dall’autore stesso. Tra cui l’indicazione che il brano dovesse essere eseguito «sulle note di una canzone le cui prime parole sono ‘Anshei Emunah», spiega Fink. Molto probabilmente, specifica, l’antica selikhah (preghiera di supplica) “Anshei Emunah ‘Avadu Ba’im Be-koaḥ Ma’aseihem”.
Una fonte tra le più interessanti in cui compare il “Le-El ‘Olam”, ricostruisce ancora lo studioso, «è il Sefer ha-maftir shel Urbino, un manoscritto donato nel 1956 alla sinagoga italiana allora appena inaugurata a Gerusalemme e in seguito pubblicato in versione bilingue italiana ed ebraica». Compilato nel 1710, «il manoscritto è un piccolo libro decorato scritto nella città di Urbino, nell’Italia centrale, in onore della prima lettura di una haftarah da parte di un giovane, ancor prima della sua iniziazione formale come bar mitzvah» (la maggiorità religiosa ebraica, i maschi la conseguono all’età di 13 anni). Due secoli dopo questo brano era quasi sparito nella memoria musicale dell’ebraismo italiano. Fatta eccezione «per alcune tracce di persistenza in piccole comunità del centro Italia». Tra quanti vi si dedicarono l’autore segnala il rabbino Elio Toaff, nato a Livorno e passato alla storia per il suo magistero di rabbino capo di Roma, ma ancor prima incaricato ad Ancona in anni difficili (1941-1943). Oltre al musicologo Leo Levi, che attestò la presenza del “Le-El ‘Olam” nel rituale per l’appunto della comunità marchigiana. Conferma Riccardo Di Segni, l’attuale rabbino capo di Roma: «L’ho appreso all’inizio degli anni Sessanta da rav Giuseppe Laras, che era allora rabbino capo di Ancona».

(Nell’immagine: il “Le-El ‘Olam” nel Sefer ha-maftir shel Urbino)