ISRAELE – Tsahal punta a 5 km senza Hezbollah nel sud del Libano

«Dead zone», zona morta, la definisce il Financial Times. È l’area di cinque chilometri lungo il confine sud del Libano in cui da mesi intervengono le forze di difesa israeliane. Una risposta militare per liberare l’area da Hezbollah e creare un’ulteriore protezione per i civili israeliani. Dal 7 ottobre i terroristi libanesi attaccano su base quotidiani oltreconfine, causando morti tra civili e soldati. Da mesi Tsahal risponde cercando di allontanare la minaccia e spingerla lontano dal suo confine. Anche perché, in base alla risoluzione 1701 del 2006 del Consiglio di sicurezza Onu, Hezbollah in quella zona non dovrebbe stare. La risoluzione ordina loro di posizionare le proprie milizie a 30 chilometri dal confine. I terroristi l’hanno sempre disattesa, sfruttando la vicinanza per colpire oltreconfine. Di conseguenza è iniziata l’operazione per «ricacciarli indietro», come dichiarato dalle autorità militari. Ma, ha chiarito un funzionario di Tsahal al Financial Times, non vuole creare «una zona cuscinetto». «Vogliamo solo che Hizbollah venga respinto. Non abbiamo problemi con le forze di pace dell’Onu, le forze armate libanesi o i civili che vi abitano. Ma dobbiamo “ripulire” l’area dalla presenza dei terroristi». Come dimostrano i morti di questi mesi, la vicinanza rappresenta «una minaccia diretta per le case israeliane attraverso il fuoco dei cecchini, i missili guidati anticarro, gli attacchi transfrontalieri e altri mezzi. Si tratta di una necessità tattica per garantire la sicurezza dei residenti israeliani».
Secondo l’inchiesta del Ft, i raid israeliani «hanno reso inabitabile gran parte dei 5 km a nord della Linea Blu», il confine di sicurezza stabilito dalla risoluzione 1701. Come a Gaza – dove continuano le operazioni al sud e al nord – anche in questa zona i terroristi cercano di confondersi con la popolazione, avverte Tsahal. «Un’abitazione su tre nel sud del Libano è utilizzata da Hezbollah come deposito di armi, addestramento, postazioni di tiro e punti di incontro per un eventuale attacco transfrontaliero», ha spiega la fonte militare del Financial Times.
Hezbollah però non è intenzionata ad allontanarsi. «Chiederci di ritirarci dal sud è come chiedere a un pesce di non nuotare nel mare», ha sostenuto un membro del gruppo terroristico.
Della situazione al nord discuterà in serata il gabinetto di sicurezza guidato dal primo ministro Benjamin Netanyahu. Il rischio di una guerra aperta anche su questo fronte è sempre più concreto, dicono i media locali. «Non vogliamo la guerra, ma ci stiamo preparando per ogni scenario», ha dichiarato il ministro della Difesa Yoav Gallant durante il suo ultimo giorno di missione a Washington. «Hezbollah sa molto bene che possiamo infliggere danni enormi in Libano se inizia un conflitto». Un’operazione su vasta scala, avverte Gallant, potrebbe riportare il Libano «all’età della pietra».

(Foto del portavoce di Tsahal)