MILANO – Keshet non sarà al Pride: «Isolati ed esclusi, chiediamo un dialogo»

Le bandiere di Keshet Italia – Gruppo Ebraico lgbtqai+ non c’erano quest’anno al Pride di Roma. Un gesto forte, dopo dieci anni di presenza ininterrotta. E non sventoleranno neanche a Milano il prossimo 29 giugno. «Non partecipare è stata una decisione sofferta, ma necessaria. L’atmosfera per noi all’interno del movimento è diventata invivibile e volevamo dare un segnale chiaro: serve un cambiamento. Viste le molte reazioni e l’attenzione mediatica, siamo convinti di aver fatto la scelta giusta», spiega a Pagine Ebraiche il presidente di Keshet, Raffaele Sabbadini.
Dopo il 7 ottobre il clima di ostilità contro Israele e il mondo ebraico ha coinvolto anche la galassia lgbt. Ci sono stati attacchi, insulti, in alcuni casi vere e proprie censure. Per il Pride di Bergamo gli organizzatori hanno scritto di non volere «bandiere israeliane o inneggianti alla simbologia connessa allo Stato di Israele». «Una vera e propria discriminazione. Inaccettabile, soprattutto all’interno di un movimento che ha fatto dell’inclusione il proprio orgoglio», sottolinea Sabbadini. «Ci siamo sentiti isolati ed esclusi, come del resto accade a tutto il mondo ebraico da dopo il 7 ottobre». Così è maturata la scelta di non partecipare a nessuna manifestazione del Pride in Italia. «Non si può far finta di nulla, ma il nostro obiettivo non è la rottura. Vogliamo aprire uno spazio di dialogo per superare questa situazione. È un danno per tutti se una parte del movimento si sente attaccata e in pericolo». Per aprire al confronto in queste ore a Milano, in una sala del Comune, è stata indetta una conferenza stampa di solidarietà a Keshet Italia, con la partecipazione di diverse sigle e partiti politici. «Tra gli altri, sono presenti la Comunità ebraica di Milano e il movimento reform Lev Chadash», afferma Sabbadini.
Per Davide Blei, responsabile della comunicazione della Comunità ebraica milanese, la situazione in Italia è sempre più preoccupante. Nel messaggio inviato all’incontro odierno, Blei sottolinea come sia in corso un attacco sempre più «esplicito, ai simboli ebraici e alla cultura ebraica». L’esempio, a livello cittadino, è stata «l’impossibilità di svolgere in sicurezza al Teatro Parenti, un concerto di musiche ebraiche». Sull’atmosfera a Milano Blei e i vertici comunitari hanno espresso dure critiche al comune e al sindaco Beppe Sala. «Ci sono state troppe ambiguità, come nel caso dell’approvazione della mozione per il riconoscimento dello stato palestinese da parte del Consiglio comunale. Un’iniziativa utile solo a dividere e ad alimentare gli attacchi», commenta Blei a Pagine Ebraiche. Con Sala e la sua amministrazione di recente non ci sono stati contatti. «Noi siamo sempre aperti al dialogo, ma per il momento non è arrivato nessun input. Servono le giuste condizioni per un confronto».
Una valutazione simile, per quanto riguarda il mondo lgbt, a quella di Sabbadini per cui «la priorità deve essere parlare e affrontare a viso aperto i problemi. Io sono ottimista. All’interno del nostro movimento ho visto dei cambiamenti. Servirà del tempo, ma non possiamo permetterci l’isolamento».

d.r.