ITALIA-ISRAELE – Quartapelle presenta il “Laboratorio Rabin”

Si chiama «Laboratorio Rabin» ed è «uno spazio di formazione e approfondimento su Israele, il sionismo, l’antisemitismo, e le vicende del Medio Oriente». Lo illustra a Pagine Ebraiche Lia Quartapelle, deputata Pd. Il progetto è stato presentato alla Camera dei deputati e «nasce dall’esperienza del movimento Sinistra per Israele». Si svilupperà con percorsi formativi online e in presenza e un podcast, racconta Quartapelle. «C’è un universo di grande curiosità, ma anche una grande ignoranza intorno a Israele, in particolare dopo il 7 ottobre. Ci è sembrato giusto proporre un’iniziativa, credo unica nel suo genere, per dare delle risposte».
La scelta di ispirarsi all’ex premier israeliano Yitzhak Rabin rappresenta un «omaggio a un politico straordinario, che da sinistra ha difeso le ragioni della pace e della sicurezza d’Israele e della convivenza con i palestinesi». Promotori del progetto insieme a Quartapelle, sono il consigliere della Corte Costituzionale Massimiliano Boni, lo storico dell’economia Simone Oggionni, e Alessandra Tarquini, docente di Storia contemporanea a La Sapienza. Intervenuti alla presentazione alla Camera, hanno sottolineano la necessità di cambiare la narrazione presente in una parte dei movimenti di sinistra, in particolare nelle università. Tra studenti e anche diversi docenti, ha avvertito Tarquini, «è passata la narrazione secondo la quale, come sostiene una buona parte del mondo arabo, il 1948 corrisponde alla Nakba, alla catastrofe». E quindi negli atenei c’è chi sposa l’idea «che la stessa nascita d’Israele sia una tragedia». Il Laboratorio Rabin vuole contrastare questa narrazione. «Vogliamo andare in tutti i luoghi per aprire un confronto. Vedremo come saremo ricevuti. Certo non possiamo noi da soli cambiare la situazione».
La deputata replica poi a chi mette sotto la lente il suo partito sulle posizioni su Israele. «Ditemi chi nel Pd ha mai detto “From the river to the sea Palestine will be free”». Uno slogan che invoca una Palestina dal fiume (Giordano) al mare (Mediterraneo) libera e quindi invoca la cancellazione dello stato ebraico. «Non c’è un esponente con la tessera del Pd che lo dice. Poi siamo assolutamente disponibili a favorire una migliore conoscenza di Israele, a contrastare l’antisionismo, se c’è, nelle nostre discussioni. Però non si può additare il Pd di avere delle ombre per nascondere le responsabilità di altri, come i giovani dentro Fratelli d’Italia, che hanno manifestato il loro antisemitismo». Quest’ultimo «va contrastato in tutte le sue forme: di destra, di sinistra, colto, ignorante». Ad esempio, aggiunge Quartapelle, «noi non abbiamo avuto nessuna difficoltà a denunciare gli slogan dentro le università. Ma si tratta di frange di organizzazioni studentesche o frange di estrema sinistra, non parte del Pd».
Milanese, la deputata si dice molto «sensibile alle preoccupazioni della comunità ebraica della città». E ricorda come «da anni il Pd sia ad esempio impegnato a proteggere la presenza delle organizzazioni ebraiche all’interno del corteo del 25 aprile». «Se ci sono altre iniziative da prendere siamo a disposizione perché la minoranza ebraica è un elemento che arricchisce la città. Penso però sia un errore, come dice anche Emanuele Fiano, che i rappresentanti della Comunità in quanto tali si schierino politicamente».
Sulle critiche alla mozione per il riconoscimento della Palestina votato dal Consiglio comunale di Milano e sull’opportunità che un’amministrazione locale discuta di un tema così ampio, Quartapelle sostiene «sia giusto confrontarsi su questi argomenti. Anche a livello comunale. E personalmente ritengo che uno stato palestinese sia una garanzia per la sicurezza d’Israele».
In Israele Quartapelle c’è stata a febbraio. «Mi ha molto colpito l’entità del trauma del 7 ottobre, che ha toccato veramente tutti. Non c’era persona che non ti raccontasse di aver perso qualcuno nelle stragi. Mi ha anche impressionato la solidarietà tra la popolazione civile e il senso di responsabilità delle persone comuni». Di contro, «non ho visto questo senso di responsabilità dal governo. Diversi ministri, invece che aiutare i cittadini a superare il trauma, a sentirsi nuovamente sicuri per affrontare il futuro, hanno gettato benzina sul fuoco. Hanno cercato di mantenere la situazione cristallizzata alle ore successive al 7 di ottobre».

(Nell’immagine in alto, da sinistra a destra, Lia Quartapelle, Massimiliano Boni, Alessandra Tarquini e Simone Oggioni)