LIBRI – I viaggi di Freud in Italia, in libreria

Pubblicato a inizio giugno da Bollati Boringhieri, il primo libro in italiano di Marina D’Angelo – italianista e storica della psicoanalisi che vive e lavora a Stoccarda –parte da una scoperta sorprendente: nella primavera del 2009 Gerhard Fichtner e Albrecht Hirschmüller si imbattono, tra gli scaffali della Library of Congress di Washington, nei taccuini tascabili che Sigmund Freud portava con sé durante i suoi viaggi e che fino ad allora erano stati considerati perduti. Ne I viaggi di Freud in Italia. Lettere e Manoscritti inediti, D’Angelo guida il lettore nell’«agognata Italia» freudiana, argomenti su cui ha lavorato affiancando Fichtner e Hirschmüller. Che cosa cercava Freud in Italia, anno dopo anno? Che ruolo hanno avuto le esperienze italiane nella sua opera? Vi torna 25 volte, in cerca di quella “linfa vitale” in grado di spingerlo a concepire nuove teorie, ma è, scrive l’autrice, anche un paesaggio interiore che concede spazio alle sue fragilità. I taccuini, materiali forse sfuggiti per un caso fortuito all’opera di distruzione di documenti autobiografici operata da Freud stesso, permettono a D’Angelo di seguire i percorsi tracciati da Freud nella penisola. Ricostruendoli grazie ai frammenti contenuti negli appunti, e insieme alle lettere e all’immenso corpus di opere esistenti, riesce a individuare in anticipo accenni di teorie che svilupperà in seguito. Non un semplice diario di viaggio, quindi, ma una vera e propria analisi comparativa dell’intera opera freudiana, ricostruzione storico-documentale tra materiali finora inediti che offre uno sguardo finora impossibile sulla vita dello studioso, oltre che dell’uomo. Il volume, che è la versione aggiornata, riscritta e abbreviata dell’edizione tedesca pubblicata nel 2020 dalla casa editrice Psychosozial-Verlag di Giessen con il titolo «So will ich mir entfliehen». Sigmund Freuds Italienreisen, vuole dimostrare come i viaggi non siano stati solo momenti di svago e approfondimento culturale, ma anche vissuto e fonte di esperienza che si sarebbe poi riflessa nello sviluppo dell’intera teoria psicoanalitica. I taccuini, a lungo considerati perduti, sono sopravvissuti ad almeno tre episodi in cui Freud distrusse diversi manoscritti, appunti e lettere. In una lettera del 28 aprile 1885 alla fidanzata Martha aveva raccontato di avere tenuto solo le lettere ai familiari e alla stessa Martha, e alla fine aggiungeva: «I biografi dovranno penare, non vogliamo rendergli la vita facile. Ognuno deve avere ragione delle proprie idee sullo “sviluppo dell’eroe”, io già gioisco dei loro errori». «L’antipatia verso le reliquie personali» continuò poi per tutta la vita, anche se Freud a partire dal 1910 circa smise di distruggere i suoi manoscritti, regalandoli o lasciandoli in custodia ai suoi allievi prima a Vienna e poi a Londra. L’ultima distruzione di documenti risale al 1938, poco prima dell’emigrazione a Londra, e la fece per evitare che i suoi scritti finissero nelle mani della Gestapo. Come scrive D’Angelo nella Guida alla lettura che apre il volume, «Il complesso lavoro di trascrizione è stato di difficile lettura e ancor più di difficile interpretazione. Le annotazioni sono scritte solitamente a matita e in Kurrent, una grafia in corsivo usata in area tedesca alla fine dell’Ottocento; sono presenti inoltre alcuni vocaboli in scrittura stenografica». Presentano diverse tipologie di annotazioni e di differente lunghezza: da appunti di una o due parole a frasi complete, vi si trovano osservazioni autoanalitiche, pensieri “metapsicologici”, spunti di teoria clinica, aforismi, indirizzi, titoli di libri, acquisti, spese, note varie e soprattutto appunti di viaggio. Lo stesso Freud ne aveva rivelato l’esistenza nel capitolo V dell’Interpretazione dei sogni, dove parlava dei suoi Notizbuch, un vocabolo talvolta impropriamente tradotto in italiano con “quaderno” o “diario di viaggio”. Mentre gli studi continuano ad approfondirne aspetti specifici, la trascrizione completa è stata pubblicata online nel 2021, ed è ora in preparazione l’edizione cartacea presso la casa editrice Turia und Kant di Vienna.

Come scrive Simona Argentieri nella prefazione: «Il viaggio è un tema di alta suggestione, sul piano della realtà e su quello della fantasia. È noto e celebrato che viaggiare non è solo uno spostamento geografico, ma anche una felice (e un po’ abusata) metafora di avventure interiori: mistiche, poetiche, deliranti, alimentate da evasioni innocenti o da sostanze trasgressive. Sul piano concreto è l’esperienza di essere ‘altrove’; e sempre, accanto alla scelta razionale di un itinerario o di una destinazione si anima una dimensione inconsapevole di aspettative e prefigurazioni, colorate da una imprevedibile miscela di desideri e timori». L’intrigo si fa ancora più avvincente se consideriamo che il viaggiatore protagonista di questo libro è Sigmund Freud, colui che ha individuato nella dimensione intrapsichica quella ‘terra straniera’ per eccellenza che è l’inconscio; tanto più che proprio quando era in vacanza poteva meglio dedicarsi all’esercizio basilare dell’autoanalisi. Però, oltre a esplorare le dimensioni infere sue e dei suoi pazienti, Freud viaggiava davvero, soprattutto in Italia. Intorno a questi itinerari, alla ricerca di bellezze artistiche e naturali, hanno preso forma alcuni dei suoi lavori scientifici più significativi – continua Argentieri –: Un disturbo della memoria sull’Acropoli, Gradiva (Il delirio e i sogni nella «Gradiva» di Wilhelm Jensen), Il Mosè di Michelangelo… Inoltre, alcune dimenticanze di nomi propri, che saranno oggetto di indagini rivelatrici nella Psicopatologia della vita quotidiana, derivano da conversazioni fatte in treno nel nostro paese. I taccuini, libricini leggeri e tascabili che Freud portava con sé in ogni viaggio si sono salvati dall’opera di distruzione probabilmente perché non li riteneva importanti. Ma grazie alla pazienza degli studiosi l’opera di ricostruzione del loro contenuto rivela una sorprendente “rete di nessi” con i fatti oggettivi e documentati della stessa epoca; fa dialogare scritti ufficiali e scritti privati (lettere e cartoline), mettendo a raffronto sintonie e soprattutto contraddizioni. E i percorsi travagliati della sua creatività.