ISRAELE – Negoziati con Hamas, i quattro punti di Bibi
Da Doha al Cairo, proseguono i negoziati indiretti tra Israele e Hamas per arrivare a una tregua in cambio del rilascio degli ostaggi. Dopo il viaggio in Qatar del capo del Mossad David Barnea, ora a guidare le trattative in Egitto è il numero uno dello Shin Bet Ronen Bar. I dettagli dell’intesa, scrivono i media, non sono ancora stati definiti. Ma Bar arriva ai colloqui con quattro punti ineludibili. Quelli elencati, a poche ore dalla sua missione, dal primo ministro Benjamin Netanyahu in una nota ufficiale. Uno: «Qualsiasi accordo permetterà a Israele di riprendere i combattimenti finché i suoi obiettivi di guerra non saranno raggiunti». Due: «Non sarà possibile contrabbando di armi con Hamas dal confine tra Gaza ed Egitto». Tre: «Non sarà possibile il ritorno di migliaia di terroristi armati nel nord della Striscia di Gaza». Quattro: «Israele massimizzerà il numero di ostaggi vivi che saranno restituiti dalla prigionia di Hamas».
Punti già esplicitati in passato da Netanyahu, ma che posti in questi termini, alla vigilia della missione del capo dello Shin Bet al Cairo, rischiano di inceppare la già lenta macchina diplomatica. È quanto temono alcuni funzionari coinvolti nelle trattative, sentiti da ynet e dall’emittente Kan. «I negoziati devono essere condotti a porte chiuse. Non con comunicati stampa, e sicuramente non nel momento che precede l’inizio di una riunione per determinare le prossime fasi», hanno affermato le fonti di Kan, senza nascondere la propria irritazione.
Per ynet le dichiarazioni di Netanyahu potrebbero avere ripercussioni sulle relazioni già complicate con l’Egitto. In particolare sulla gestione dell’area di Rafah e della striscia di terra noto come Corridoio Philadelphia. Nulla di nuovo sotto il sole invece secondo il sito Arutz 7: «il premier ha solo ribadito quanto già espresso nelle ultime settimane».
Intanto, secondo l’Associated Press, sul fronte opposto figure di spicco di Hamas a Gaza avrebbero chiesto alla rappresentanza all’estero del gruppo terroristico di accettare il piano per il cessate il fuoco proposto dagli Usa. Sarebbe anche confermato il passo indietro sulla richiesta di ritiro delle truppe di Tsahal dalla Striscia già in una prima fase dell’accordo.