VERCELLI – Bottini Treves all’Ugei: venite da noi, la porta è aperta
Nel momento in cui gli ebrei italiani conquistarono l’Emancipazione dopo secoli di restrizione nei ghetti, si pose tra gli altri il tema di che forma dare e come sistemare le sinagoghe nel panorama urbano di un’Italia in trasformazione e finalmente sensibile ai diritti di tutti. Uno dei protagonisti di quell’epoca di ritrovata “verticalità” fu l’architetto e ingegnere vercellese Marco Treves, che firmò il progetto per la grande sinagoga in stile moresco inaugurata a Firenze nel 1882, una delle più sontuose d’Europa. «Parliamo di uno dei figli più illustri della Vercelli ebraica», sottolinea Rossella Bottini Treves, presidente della Comunità dal 2003 e sua discendente. Maestosa e in stile moresco è anche la sinagoga locale, inaugurata il 18 settembre del 1878 su un progetto di Giuseppe Locarni, ma al quale lo stesso Treves contribuì in parte a distanza, pur esprimendo delle critiche. In quello stesso anno l’architetto Treves veniva insignito della menzione onorevole e della medaglia d’argento all’Esposizione Universale di Parigi. La sinagoga di via Foa vide la luce in un’epoca in cui gli ebrei a Vercelli erano molti più di adesso e in cui non c’era problema a raggiungere il minian, il quorum di almeno dieci uomini maggiorenni che permette lo svolgimento della preghiera pubblica. «Oggi siamo più piccoli di un tempo, ma comunque molto impegnati. C’è tanto da fare», racconta Bottini Treves, che è anche consigliera Ucei di riferimento per Vercelli. Molte iniziative realizzate o in fase di sviluppo sono sotto il cappello del progetto “Ogni giorno è Memoria”, promosso dalla Comunità, intendendo con ciò non solo il ricordo dei morti assassinati nella Shoah, «ma pure l’impegno per una memoria culturale diffusa dell’ebraismo vercellese nel corso dei secoli, valorizzando anche i segni dell’antico ghetto», precisa Bottini Treves. Da cui una serie di progetti «a livello editoriale, fotografico, storico».
Naturale che il baricentro di quest’attività sia la sinagoga, edificio tra i più caratterizzanti del panorama locale. Un luogo che si vorrebbe sempre più vivo e animato. «Torno a fare una proposta ai nostri giovani, in particolare all’Ugei: venite qui, facciamo qualcosa insieme, lo spazio certo non manca», sottolinea Bottini Treves. Chi spesso ne gremisce gli spazi sono «le scolaresche del territorio, per le quali organizziamo delle visite ad hoc, sempre molto apprezzate». C’è poi «un pubblico di affezionati che viene a trovarci con regolarità» per incontri, concerti, presentazioni. Il segno «che qualcosa di buono lo abbiamo fatto in questi anni». Di alcune iniziative ha parlato anche la stampa nazionale e internazionale. Appartiene infatti alla Comunità di Vercelli il più antico Sefer Torah ancora adatto alla lettura, custodito presso la sinagoga di Biella (che di Vercelli è sezione). Il Sefer è stato datato con analisi scientifiche e paleografiche al 1250 circa e negli scorsi anni è stato esposto sia al Museo nazionale dell’ebraismo italiano della Shoah di Ferrara che a una mostra su Les Juifs d’Europe du Nord au moyen âge organizzata al Musée des Antiquités di Rouen in Normandia.
Un’altra “impresa” promossa da Bottini Treves a livello di beni culturali e liturgici è il restauro di un antico Aron risalente al Seicento, presentato alla città nel corso di una cerimonia in sinagoga e poi esposto anch’esso al Meis. Per quanto riguarda la Memoria con la ‘m’ maiuscola, Bottini Treves molto si è spesa per l’apposizione di 14 pietre d’inciampo a Baveno (VB), in ricordo di altrettante vittime dell’eccidio che si consumò lungo le rive del lago Maggiore nel settembre del 1943. «Per loro non c’è giustizia perché tutti i nazisti coinvolti furono assolti», ha dichiarato in febbraio durante la cerimonia di svelamento dei blocchi di ottone opera dell’artista tedesco Gunter Demnig. «Noi però non dimentichiamo i nomi delle loro vittime»