FRANCIA – «Tutti parlano degli ebrei ignorando gli ebrei»

Autore di un fumetto dedicato a come sono percepiti gli ebrei in Francia, al loro rapporto con Israele e all’antisemitismo, Volia Vizeltzer «sta facendo un lavoro straordinario in un mondo in cui la parola “ebreo” è usata come un insulto». Sono parole di Joann Sfar, altro fumettista e autore francese, molto più noto, che ha rilanciato in questi giorni un testo del collega intitolato “Lettre d’un français juif épuisé, à son pays et à la gauche” (ossia Lettera di un ebreo francese esausto al suo Paese e alla sinistra), aggiungendo che Sender Vizel –  o sender vizel, il nome che compare sulla sua biografia, dove si definisce “militante ebreo di sinistra” – diversamente da lui riesce a mantenere un senso di speranza. Ma aggiungendo: «Il nostro Paese merita di meglio che un voto fascista. Merita di meglio dell’odio diffuso contro i musulmani da una parte lato e contro gli ebrei dall’altra».

La lettera rilanciata da Sfar si apre così: «Alla fine di questa campagna, vorrei condividere alcune cose. Come ebreo socialista democratico francese e come attivista contro l’antisemitismo. Vorrei che le persone si rendessero conto dell’incredibile violenza contro il popolo ebraico di questa campagna. Siamo stati messi al centro di tutto, abbiamo visto ovunque ipocriti vantarsi di essere dei campioni della lotta contro l’antisemitismo. Li abbiamo visti uno dopo l’altro, dai centristi alla sinistra (per non parlare dell’estrema destra, chiaramente antisemita) fare gran dichiarazioni contro l’antisemitismo, proclamando la propria purezza, rifacendosi l’immagine». Continua poi spiegando che come parte di quei pochi che militano attivamente contro l’antisemitismo non li ha mai visti lottare al suo fianco, non li ha mai sentiti dire nulla contro l’esplosione di antisemitismo di sinistra dell’ultimo anno. E ora non solo bisogna sopportare tale malafede, ma pare sia necessario difenderli, «come se dovessimo loro qualcosa».

Gli ebrei costituiscono circa lo 0,6% della popolazione francese e circa lo 0,1% dell’elettorato. In termini di voti è un numero insignificante, e lo è anche demograficamente, nonostante la percezione comune. Eppure agli ebrei francesi è stato detto che avrebbero pesato sul risultato delle elezioni, che «sarebbero state le parole di un rabbino o la critica degli ebrei di sinistra a far vincere l’estrema destra». Un peso irreale, un potere immenso che non esiste nella realtà. Sender Vizel continua con un appello accorato: «Mi sento schiacciato da un Paese intero, che si è permesso di sfruttare tutte le nostre forze, le nostre speranze, i nostri bisogni e le nostre paure a proprio vantaggio. Ma da quello che vedo a nessuno, davvero a nessuno, importa niente di noi ebrei. Vorrei sbagliarmi, vorrei che il movimento sociale, la sinistra, mi dimostrasse che ho torto. Ma ne siamo lontani. È anche peggio di prima». Sono tanti quelli che dichiarano che l’accusa di antisemitismo con loro non può funzionare, e sempre più persone si sentono giustificate non solo nel negare l’antisemitismo, ma soprattutto nel negare il diritto degli ebrei a testimoniare l’antisemitismo che sperimentano. Gli ebrei sono visti ancora una volta come uno strumento di potere, come il potere stesso. È esplicito, Sender Vizel: «Continuo a credere che questa lotta contro l’antisemitismo debba assolutamente avere un posto reale a sinistra. Non accetterò mai ‘regali avvelenati’ dalla destra, e ancor meno da fascisti e neonazisti… Ma questo è il problema. Di fronte agli antisemiti siamo chiamati a chiudere un occhio sugli altri antisemiti».

Col risultato che tutti parlano tutto il giorno di strumentalizzazione, e intanto gli ebrei l’antisemitismo lo vivono nel quotidiano. L’atmosfera in Francia è irrespirabile per gli ebrei, che sono delle persone reali, con vite vere, reali, e problemi reali. Non è possibile fare una classifica degli antisemitismi. L’antisemitismo è uno solo, non ne esistono versioni diverse o peggiori. «Veniamo usati e poi gettati via, trasformati in un’arma politica e, alla fine dei conti, disumanizzati. Era da tempo che in Francia non si parlava così tanto di antisemitismo, eppure gli ebrei non si sono mai sentiti così soli. (…) La cosa peggiore è che da qualche parte ci siamo abituati. Ci abituiamo alla solitudine, ci abituiamo alla violenza, ci abituiamo alla disperazione. Appena apriamo la bocca ci viene ordinato di chiuderla, immediatamente. Quindi abbiamo finito per accettare l’idea che questa sia ormai la politica, in Francia. Non solo la sinistra o la destra o non so cosa. Se la politica francese e la società civile nel suo insieme si fossero preoccupate sinceramente di noi, penso che ce ne saremmo accorti. Ne abbiamo così bisogno che la cosa non sarebbe passata inosservata, credetemi».

Nel chiudere il suo accorato appello sender vizel scrive di non poter più utilizzare eufemismi, e che gli ebrei sono costretti ad osservare da bordo campo una partita di ping-pong mediatico tra un partito antisemita pieno di nazisti, e un partito che certamente non ha un programma politico/legislativo antisemita, ma che è pieno di idee antisemite. Non ci sono stati segni di rispetto né di empatia, e ora che la campagna elettorale è terminata non c’è da stare tranquilli, il dolore e la rabbia non spariscono così facilmente. La storia ebraica esiste, è esistita, ed è ora necessario che gli ebrei francesi vengano riconosciuti, anche nel loro diritto di non sentirsi ignorati, e abbandonati.

Chiude così: Siamo qui, vi vediamo, vediamo tutto quello che sta succedendo. Sarebbe ora che anche voi ci vedeste».