INTERNET – Arriva Loay, l’influencer saudita amico di Israele

«Pensano tutti che io venga pagato dal Mossad… magari fosse vero!» Scherza, l’influencer saudita Loay Alshareef, mentre racconta il suo percorso al portale britannico Jewish News. Educato come musulmano osservante, religioso, cresciuto nell’idea che essere sinceri con Dio faccia rima con odiare ebrei e cristiani e non averli mai come amici, ha cambiato modo di pensare grazie a un caso. Partito per Parigi convinto della validità de I protocolli dei savi di Sion e con l’idea che gli ebrei fossero parenti stretti di scimmie e maiali, ha vissuto con una famiglia ebraica di origine yemenita. La prima reazione fu di chiamare a casa, orripilato, ma sua madre lo convinse a restare, col risultato che quell’anno di discussioni, ragionamenti, dialogo e vita ebraica gli hanno fatto cambiare idea. Il confronto con la cultura “del nemico” e il tempo passato a ragionare insieme l’hanno portato prima a studiare l’ebraico, poi addirittura ad affrontare il Talmud. «Sono cose che mi hanno aperto la mente e ho imparato tanto. Dalla storia ebraica alla verità su Israele, alla Torah. È stata un’esperienza che mi ha davvero fatto cambiare prospettiva», racconta. Alshareef ha un canale in arabo su YouTube, che usa per educare i suoi 135 mila follower; dopo il 7 ottobre ha cominciato a produrre contenuti anche in inglese. «Ho la speranza che i miei contenuti possano aiutare a portare un poco di comprensione, e quindi avvicinino la pace. Credo che l’Occidente non sia in grado di capire gli integralisti: noi li abbiamo sconfitti, i Fratelli Musulmani sono stati banditi negli emirati Arabi Uniti». Loay spiega che per lui i filmati di Hamas hanno dimostrato una volta per tutte come non si tratti affatto di combattenti per la libertà che si sacrificano per la liberazione della propria terra: combattono per uccidere gli ebrei in quanto ebrei. E Alshareef è ora diventato un pacifista convinto, che accoglie gli israeliani negli Emirati e che ha da poco completato un giro per i campus americani. Un vero e proprio tour durante il quale ha dedicato tempo ed energie a ragionare con gli studenti, spiegando: «Voglio che il pubblico americano, i ragazzi che manifestano nei campus, ascoltino le voci critiche che vengono da tutta la regione: dagli Emirati, dall’Arabia Saudita e dal Golfo. Molti di noi credono nella pace in Medio Oriente e nella riconciliazione dei figli di Abramo. È un messaggio che non arriva molto nei campus. Sto facendo la mia parte per dare speranza». E ha le idee molto chiare: «Si inizia con l’istruzione, che ci piaccia o no: io utilizzo i social media insieme ad altri attivisti pacifisti arabi per cercare di cambiare la narrativa su Israele e per mostrare esempi di riconciliazione tra arabi e israeliani. Non abbiamo un’agenda politica: lo stiamo facendo per i nostri figli e nipoti». Ed è per questo motivo che nel momento in cui ha deciso di produrre contenuti in inglese ha comunque deciso di tenere i sottotitoli in arabo: spiega di voler raggiungere un pubblico ampio e che è il suo modo per dire che non si è dimenticato di loro. Del resto ha avuto una storia simile, e come ripete spesso nei suoi video, sa cosa vuol dire. Ma i pregiudizi si possono smontare. «Le ideologie che cercano di mantenere musulmani ed ebrei in eterna inimicizia non mancano, ma noi stiamo diffondendo speranza nei campus proprio perché siamo arabi: possiamo sfatare efficacemente una simile convinzione». È il testo che accompagna una immagine che lo ritrae insieme a un rabbino Chabad, pubblicata su quegli stessi social con cui si rivolge ai giovani. Tessa Veksler, pacifista e membro della Israel on Campus Coalition, voce di spicco pro-Israele nei campus, ha scritto sui social che «Gli attivisti per la pace stanno crescendo di numero e Loay è incredibile, una voce unica, pur tra i molti che difendono la cosa giusta. Quando promuoviamo iniziative insieme un’ebrea e un musulmano, siamo un brillante esempio di costruzione di rapporti positivi e di collaborazione».

(Nella foto Loay Alshareef e la cantante israeliana Eden Golan a Londra, fonte: https://www.facebook.com/alshareef)