ISRAELE – Idf: «Pressione su Gaza funzionale ad accordo»
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Per settimane le forze di sicurezza israeliane hanno monitorato gli spostamenti di Rafa’a Salameh, comandante della Brigata Khan Younis di Hamas. Pensavano che prima o poi il suo capo, Mohammed Deif, si sarebbe palesato. Per l’intelligence israeliana Salameh era la chiave per portare finalmente fuori dai tunnel sotterranei uno degli artefici dei massacri del 7 ottobre. Il 12 luglio i controlli incrociati di Tsahal e Shin Bet hanno confermato la presenza di Deif nell’abitazione di Salameh nella zona di Al-Mawasi, nel sud di Gaza. Ventiquattro ore dopo i caccia israeliani hanno colpito il sito, uccidendo il comandante della Brigata Khan Younis. Non è ancora certo invece il destino del suo capo. Per sette volte il leader militare di Hamas è riuscito a sfuggire ai tentativi israeliani di eliminarlo. Dal 1995 è uno dei terroristi più ricercati da Gerusalemme. È coinvolto nella pianificazione ed esecuzione di decine di attentati contro israeliani, compiuti negli anni ’90 e nei primi anni 2000. La conferma della sua eliminazione sarebbe un punto di svolta importante nella guerra a Gaza, sottolineano i media israeliani.
Per il capo delle forze armate Herzi Halevi l’operazione contro Deif e Salameh è uno strumento di pressione per «creare le migliori condizioni per un accordo» che porti al rilascio degli ostaggi in cambio di una tregua. A Gaza da 283 sono ancora prigionieri 116 israeliani. «L’Idf saprà rispettare qualsiasi accordo approvato dai vertici politici e, anche dopo un cessate il fuoco, tornerà a combattere con grande intensità», ha affermato Halevi. «Non smetteremo di lavorare per liberare gli ostaggi e non rinunceremo ad attaccare Hamas finché questo obiettivo non sarà raggiunto», ha concluso.