ITALKIM – Fouad Blanga, l’ultimo saluto

«Ho sempre pensato che fosse meglio vivere l’inferno al lavoro piuttosto che il paradiso in casa», raccontava Fouad Blanga a Pagine Ebraiche nel 2011. Allora 85enne, Blanga continuava ogni giorno a recarsi nella sua fabbrica di Tribiano, nel milanese. Un’azienda frutto di decenni di esperienza nel settore del commercio del pellame e del budello animale. L’ultimo capitolo lavorativo di una vita fatta di spirito d’iniziativa, fuga dalle persecuzioni e capacità di ricostruirsi. Nato nel 1926 a Damasco, Fouad era l’ultimo di dieci fratelli. La sua storia, lunga quasi un secolo si è interrotta di recente, a 98 anni. «Mio nonno era un uomo sempre lucido e attento. Un uomo divertente che amava il suo lavoro e raccontare barzellette. Una quindicina d’anni fa si era trasferito da Milano in Israele. Con la sua morte si chiude un’era della famiglia Blanga, iniziata con suo padre, David», racconta la nipote, Viviane Blanga. Era stato il bisnonno a fondare la David Blanga e figli, specializzata nel commercio di pellami, e a scegliere, a inizio Novecento, Damasco come base.
Nella capitale siriana, nasce quindi Fouad, il più giovane dei fratelli Blanga, il cui desiderio è inizia a lavorare il prima possibile. «Volevo guadagnarmi da vivere anche se la mia famiglia era benestante e così mi sono lasciato alle spalle il grande edificio dove sorgeva la scuola, quello della Alliance Francaise a Damasco, per rincorrere il mio destino di cercatore di pellame e budello», raccontò a Pagine Ebraiche. A Damasco trova la compagna di una vita, l’amata Bida Tachè, sposata nel 1947. L’anno successivo però la famiglia deve lasciare la Siria. Le violenze antisemite esplose con la nascita dello stato d’Israele costringono gli ebrei alla fuga. La nuova casa dei Blanga diventa Beirut, ma anche questa è una sistemazione provvisoria. Nel 1969 il clima ostile, alimentato dalla schiacciante vittoria israeliana nella guerra dei Sei giorni, porta a una nuova emigrazione. Questa volta la meta è Milano, dove vivono già due fratelli di Bida, Marco e Clement, uno dei fratelli di Fouad, Elie, e alcuni figli di un altro fratello, Selim.
Inizia così il capitolo dell’azienda di Trebiano, lasciata progressivamente alla gestione dei figli, fino alla decisione di fare l’aliyah e trasferirsi in Israele. Una vita scomposta e ricomposta senza mai perdere ottimismo e fiducia. «Il nonno ha avuto una vita avventurosa e non sempre facile. Ha però mantenuto sempre il sorriso», sottolinea Viviane. A Pagine Ebraiche Fouad riassunse la filosofia della sua esistenza itinerante: «Credo sia molto importante avere buoni rapporti con tutti e ho trasmesso ai miei figli la convinzione che con l’accordo si può fare ogni cosa. I litigi fanno male all’anima».

d.r.