USA – Vance, il candidato vicepresidente: «Libertà a Israele nella guerra a Hamas»

Isolazionista, contrario all’invio di armi all’Ucraina, ma favorevole al sostegno a Israele, il mondo comincia a scoprire J.D. Vance, il senatore trentanovenne scelto da Donald Trump come candidato vicepresidente per la corsa alla Casa Bianca.
Nella prima intervista dopo la nomina, Fox News ha chiesto a Vance cosa pensa del conflitto a Gaza. «Joe Biden ha reso la vittoria d’Israele sempre più difficile», ha commentato il candidato vicepresidente. «Vogliamo che Israele concluda questa guerra il più rapidamente possibile, perché più si protrae, più la loro situazione diventa difficile. Ma in secondo luogo, dopo la guerra, vogliamo rinvigorire il processo di pace tra Israele, Arabia Saudita, Giordania e così via».
Nei mesi scorsi Vance ha contestato la gestione dell’amministrazione Biden del conflitto, criticando le pressioni esercitate dalla Casa Bianca su Gerusalemme per un uso più limitato della forza a Gaza. «Penso che il nostro atteggiamento dovrebbe essere: «Non siamo bravi a gestire le guerre in Medio Oriente, gli israeliani sono nostri alleati, lasciamo che portino avanti questa guerra nel modo che ritengono più opportuno», ha dichiarato in un’intervista alla Cnn. Per il numero due del ticket repubblicano «se vogliamo imparare la lezione degli ultimi 40 anni, la cosa più importante è sconfiggere Hamas come organizzazione militare». Tenendo presente «l’impossibilità di sconfiggere l’ideologia» dei terroristi palestinesi, bisogna concentrarsi sull’eliminazione «dei comandanti e dei battaglioni addestrati». «Penso dovremmo dare agli israeliani il potere di fare tutto questo».
Ultraconservatore cattolico, in un intervento al Quincy Institute di Washington ha delineato la sua visione del legame con Israele. «Il motivo principale per cui gli americani si preoccupano di Israele è che siamo ancora il paese a maggioranza cristiana più grande del mondo. Questo significa che la maggioranza dei cittadini americani pensa che il loro salvatore – e io mi considero un cristiano – sia nato, morto e risorto in quella piccola striscia di territorio sul Mediterraneo. L’idea che ci sarà mai una politica estera americana che non si preoccupi di quella fetta di mondo è assurda», ha dichiarato Vance. Nello stesso discorso al Quincy Institute, il senatore dell’Ohio è tornato sulla sua decisione di bloccare per settimane un pacchetto sicurezza a favore d’Israele e Ucraina. «È strano che Washington dia per scontato che Israele e Ucraina siano esattamente la stessa cosa. Non lo sono, ovviamente, e credo che sia importante analizzarli separatamente». Dopo aver ribadito il sostegno alla guerra a Hamas, il candidato vicepresidente ha detto di «ammirare gli ucraini che stanno combattendo contro la Russia. Non credo però che sia interesse dell’America continuare a finanziare una guerra di fatto infinita in Ucraina».
A maggio la Cnn ha chiesto a Vance di commentare un’incendiaria dichiarazione di qualche settimana prima di Trump sul voto ebraico negli Usa. Secondo il candidato repubblicano «i democratici odiano Israele» e quindi «ogni ebreo che vota per i democratici odia la propria religione. Odiano tutto ciò che riguarda Israele e dovrebbero vergognarsi perché Israele sarà distrutto». Per il senatore dell’Ohio le dichiarazioni di Trump sono comprensibili. «Penso sia ragionevole guardare a questa situazione e dire che se sei un americano ebreo che si preoccupa dello stato di Israele, che si preoccupa di queste rivolte antisemite (le manifestazioni propalestinesi nei campus universitari), dovresti stare dalla parte dei repubblicani nel 2024».